OMELIA per le presa di possesso del nuovo PARROCO DI MARZENO, DI SARNA e DI RIVALTA don Stefano Vecchi

Sarna, 13 dicembre 2015
13-12-2015

Cari presbiteri, diaconi e fedeli, associazioni, autorità civili e militari, la presa di possesso delle parrocchie di Marzeno, Sarna e Rivalta da parte di don Stefano Vecchi, già parroco di Fognano, coincide con il giorno dell’apertura della Porta santa in diocesi nell’anno del Giubileo Straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco. Mentre ringraziamo Mons. Elvio Chiari, nominato parroco di Brisighella, e don Romano, per il loro prezioso e generoso servizio pastorale, auguriamo a te di proseguire con gioia e dedizione un tale ministero.

Le comunità in cui vivrai e seguirai sono incastonate in uno stupendo contesto rurale, che parla il linguaggio d’amore di Dio per l’uomo. In questo periodo, stiamo assistendo al fatto che nella città quello che potrebbe essere uno spazio prezioso di incontro e di solidarietà tra le persone, spesso si trasforma in un luogo della fuga e di impoverimento del tessuto sociale. In maniera analoga, per altre ragioni, lo stesso avviene anche nelle zone limitrofe alle zone urbane. Tuttavia, a differenza della città, in ambito rurale si mostra una notevole vivacità e fecondità dal punto di vista ecclesiale, oltre che civile. Appaiono particolarmente attive significative porzioni delle nuove generazioni, che sono tali perché gruppi di adulti hanno saputo raccordarsi in una corresponsabilità pastorale davvero ammirevole. Siamo convinti che simili comunità possono essere semenzai di vocazioni forti: nel matrimonio, nel sacerdozio e nella vita consacrata.

Tuttavia, se da una parte le comunità cristiane delle zone rurali usufruiscono di un ambiente ancora favorevole all’incontro con Dio, dall’altra parte non si può ignorare che si sta producendo un indebolimento nella trasmissione generazionale della fede cristiana. È innegabile, poi, che non pochi si sentono, per varie ragioni, delusi e cessano di identificarsi con la fede e la tradizione cattoliche; che aumentano i genitori che divorziano e non battezzano i figli e non insegnano a pregare. E ciò anche per l’influsso di una società dell’informazione che diffonde modelli di vita privi di trascendenza. L’ambiente delle nostre città, come pure delle campagne e delle colline, sono tutte costellate di riferimenti a Cristo. Eppure, oggi l’essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non anima e non illumina il cammino dell’esistenza.

La famiglia attraversa una crisi culturale profonda. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo. Il Giubileo della Misericordia può aiutarci a rendere più vivo e vitale il sostrato culturale ed etico dei nostri paesi, nei quali i valori di fede e di solidarietà si sono radicati e continuano ad esistere come brace sotto la cenere. Occorre ravvivarli con una nuova evangelizzazione, senza perdere i contenuti validi della tradizione. Peraltro, vanno sanate alcune debolezze come il materialismo, il consumismo, il soggettivismo relativista, la trascuratezza nei confronti degli anziani, una certa confusione di idee sul piano del rapporto tra fede e politica, che porta a dare il primato all’appartenenza partitica e non ai beni-valori fondamentali della vita, della famiglia, del lavoro, della libertà di coscienza.

Celebrare il Giubileo aiuterà a valorizzare, con le opere di misericordia, la Parola di Dio, i Sacramenti, specie quello della Riconciliazione o Confessione, che costituiscono i pilastri sui quali si fonda ogni comunità cristiana. Spesso ci lamentiamo che i nostri sacerdoti o presbiteri si limitano ad amministrare i sacramenti, mentre trascurerebbero l’educazione alla fede, l’accompagnamento spirituale, la presenza in mezzo ai giovani. Noi sappiamo perché questo avviene (invecchiamento del clero, calo delle vocazioni, povertà del tessuto comunitario delle comunità parrocchiali). Resta, comunque, vero che senza l’annuncio della Parola e la celebrazione dei misteri della fede non è possibile crescere come comunità, come testimoni credibili, dediti alla diakonia intesa in senso ampio. Chi educa sa bene che senza l’incontro personale con Gesù Cristo, che avviene soprattutto mediante i sacramenti, è impossibile crescere nella fede. Questa non è tanto un insieme di contenuti e di verità, quanto piuttosto comunione e comunicazione, dialogo con Gesù. È vita con Lui, in Lui. È possedere i suoi stessi sentimenti. È partecipare a quell’opera imponente di ri-creazione di tutte le cose che egli ha iniziato e sta portando a compimento, vincendo il peccato, trasfigurando ogni persona. È essere profeti e sacerdoti graditi al Padre.

In vista di ciò occorre lasciarsi istruire da Gesù: innanzitutto, ascoltando e amando la Parola di Dio, perché riscaldi il nostro cuore e illumini la nostra mente, e ci aiuti ad interpretare gli avvenimenti della vita e dare loro un senso. Poi, occorre sedersi a tavola con il Signore, diventare suoi commensali, affinché la sua presenza umile nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue ci restituisca lo sguardo della fede, per guardare tutto e tutti con gli occhi di Dio, nella luce del suo amore. Bisogna rimanere con Gesù che è rimasto con noi: le porte delle nostre chiese rimangono chiuse per troppo tempo durante le settimane, senza che si possa entrare per una preghiera, per sostare davanti al Santissimo Sacramento. Occorre assimilare lo stile di vita donata dal Salvatore, scegliere con lui la logica della comunione tra di noi, della solidarietà e della condivisione. Occorre riconciliarsi con Dio e con gli uomini.

La misericordia di Dio accolta, vissuta e celebrata, renderà le tre comunità di Marzeno, Sarna e Rivalta più compatte e collaborative nell’evangelizzazione. Esse si tenderanno la mano e opereranno nella fraternità, perché Gesù Cristo sia per ognuno, piccolo e grande, il bene più grande della vita. Egli è il nostro Tutto. Lui ci basta. Lui solo ci salva, nessun altro.

Vi affido don Stefano Vecchi, docente presso le scuole superiori, assistente ecclesiastico regionale dell’Agesci. Dico così perché voi sarete accompagnati e guidati dal nuovo parroco. Ma non c’è solo la responsabilità da una parte. C’è anche l’impegno delle comunità di collaborare con il proprio pastore, condividendo gioie, speranze, ma anche la stessa missione, comprese le difficoltà. La comunità cristiana è una comunione di ministeri e di carismi, ove ognuno deve vivere in sinergia con gli altri in vista dell’annuncio di Cristo e di una testimonianza credibile per la salvezza del mondo.

Dio vi aiuti. Maria, Madre della Misericordia, vi accompagni nella realizzazione della rivoluzione della tenerezza di cui il mondo ha tanto bisogno. Ci sia tra le varie comunità di Marzeno, Sarna, Rivalta, non la distanza, non l’indifferenza, bensì quella stima e quel caldo amore, quell’empatia che ci fa considerare tutti figli di uno stesso Padre, membra di un’unica famiglia.