Care sorelle e fratelli, la Parola di Dio, che abbiamo sentito proclamare, ci illumina nel celebrare le esequie di Suor Pia Girardi, donna mite, laboriosa e di intensa preghiera.
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Presenza nel cuore invisibile della storia
Ella è stata figlia che non ha deluso (cf Is 62, 11; 63, 7-9) il Padre. In lei Dio non ha fallito. Nella sua vita, centrata sull’asse dell’invisibile, Dio ha trovato posto. Ha dato significato al suo dono. Ciò ha fatto di Lei un segno luminoso della sua presenza, uno strumento del suo amore, per la comunità religiosa che l’accoglieva e per la Chiesa intera. Suor Pia è divenuta, nella semplicità di un cuore umile, punto di irradiazione di salvezza perché è stata prima accoglienza di Colui che redime, solleva e porta sulle sue ali. Con la sua preghiera è scesa nel cuore invisibile ma realissimo della storia, ha colmato di amore il suo lavoro, ha vissuto una spiritualità in armonia con le esigenze della carità e la logica dell’Incarnazione. È stata solerte evangelizzatrice che ha pregato e lavorato insieme. Non ha indebolito la continuità e il fervore del suo costante vivere per gli altri, del suo struggente quaerere Deum. E perciò è stata lieta, sino alla fine, pur nella consapevolezza del limite crescente, che la rendeva bisognosa dell’aiuto altrui.
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Una vita nascosta con Cristo in Dio
Attorno al 1960, Suor Pia scelse di far parte del monastero Ara crucis. Volle, così, una vita claustrale, ossia un’esistenza nel nascondimento, che cresce e si compie con Cristo in Dio (cf Col 3,3). Ogni credente sa che la sua vita è profondamente innestata in quella di Gesù Cristo. La fecondità dell’annuncio e della testimonianza dipende dal radicamento in Lui. La parte più intima del nostro essere spirituale è, in certo modo, nascosta nel Figlio di Dio. Con Lui aspiriamo al bene, desideriamo pienezza di vita per tutti. Con Lui lottiamo contro il male col bene, invocando giustizia e pace per il mondo intero. Offriamo la vita, tutto noi stessi, perché Egli sia Tutto in tutti, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo (cf Col 1,28). La nostra vita più pura ed autentica, più vibrante d’amore e divina, si perfeziona in Cristo, in quella comunione del Corpo mistico di cui facciamo parte e di cui Egli è il Capo. Si tratta di una vita che trascende i sensi e il visibile. Essa è graniticamente reale, più reale della corporeità che ne è animata e pervasa. Sfugge spesso agli occhi umani e, in certo modo, preserva e rende inaccessibile il punto di incontro tra la nostra anima e Dio. Solo Lui conosce pienamente la nostra coscienza, l’intensità del dono, le pene che ci affliggono, le fatiche dell’ascesi e del ministero pastorale.
È su questo piano che la claustrale, sceltasi come professionista di Dio, impegna il meglio di sé, resa forte dalla potenza dello Spirito. Accoglie l’amore di Dio, prega, si dona con e in Cristo, là ove si consolidano le fondamenta misteriose della vita ecclesiale, e si partecipa ad una grande e cosmica missione, alla creazione di cieli e terra nuovi.
Care sorelle della Ara crucis, tutti noi abbiamo apprezzato il dono di Suor Pia a favore della Chiesa universale. Siamo grati anche per il vostro. È il dono che matura e si compie in Cristo, su quell’altare che è scritto nel nome del vostro monastero ed è segno del sacrificio del Sommo sacerdote, il primogenito di coloro che risorgono dai morti.
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Una vita per il ministero dei presbiteri
Suor Pia, oltre ad essere una brava sarta, aveva molto chiaro il senso della sua missione di preghiera per i sacerdoti. Vi dedicava un tempo supplementare nell’adorazione eucaristica. Chi si colloca nelle profondità del Corpo mistico e della comunione dei Santi conosce per empatia le sorgenti della vita che rinnova. Non può non consacrarsi alla santificazione sacerdotale, ossia di coloro che svolgono il ministero di ponti, di facilitatori diremmo oggi, di comunicatori di una vita trascendente.
Quanto abbiamo oggi bisogno di vocazioni forti, specie di vocazioni sacerdotali sante, coraggiose, capaci di scuotere vite dedite al compromesso, desiderose di rimanere in un quieto vivere, senza il coraggio di chiamarsi ed essere cristiani in maniera aperta. Quando vengono meno le guide spirituali, la ricchezza della comunione con Cristo e la sua capacità di dono, rimangono un tesoro nascosto, inutilizzato. Suor Pia, alla scuola di padre Domenico Galluzzi, ne era consapevole. Soleva ripetere: «Prego per tutti, ma il mio pensiero è sempre per i sacerdoti. Non ho mai smarrito la strada: la mia preghiera è stata sempre per loro perché nemmeno uno vada perduto». Quanta sapienza e quanta preveggenza.
In questa celebrazione ringraziamo Dio per aver donato alla Chiesa e al monastero dell’Ara crucis Suor Pia Girardi che ha centrato la sua vita su Gesù Cristo ed è vissuta, in particolare, per il bene dei sacerdoti. Noi, frequentatori non occasionali della calma profonda di quell’oceano che è la comunione con Cristo, non lasciamoci intimorire dalla morte, che è pur sempre un dramma. Essa è passaggio da una vita corruttibile, a volte tormentata, ad una incorruttibile, stabilizzata definitivamente nell’Amore eterno. Confidiamo nella misericordia del Signore. Non sempre abbiamo la gratitudine degli uomini, attendiamo da Lui la nostra ricompensa. Colmerà il nostro cuore. Continuiamo a pregare per Suor Pia e i suoi famigliari, per questa comunità, perché le vocazioni alla clausura continuino quella vita nascosta in Dio che rende più solidi l’annuncio del Vangelo e la testimonianza cristiana e ci rende capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.