OMELIA per la solennità di CRISTO RE e GIORNATA del RINGRAZIAMENTO

Faenza - Basilica Cattedrale, 20 novembre 2016
20-11-2016

Celebriamo oggi la Solennità di Cristo re dell’universo. Essa è conclusione dell’anno liturgico corrente e apre al nuovo, che inizia con la prima domenica di Avvento, per preparare l’accoglienza di Cristo che si fa uomo, uno di noi, per vivere con noi, in noi.

Fermiamo l’attenzione su Gesù Cristo re universale, Signore del cosmo e della storia. In che senso è re? In che cosa consiste il suo potere regale? In una forza di dominio e di coercizione? Il suo potere non è quello dei re e dei grandi di questo mondo! Non è un potere politico. È il potere di Dio, che dà a tutti la sua stessa vita, una vita eterna, che vince il male, il dominio della morte, il peccato, compreso quello contro il creato e l’umanità (cf Laudato si’, n. 8). Gesù Cristo è Signore dell’universo in quanto è principio e fine del creato, dell’umanità, della storia. Egli è venuto su questa terra per mettere nella nostra la sua vita, per farci come Lui, più capaci di vero, di bene e di Dio; capaci di sconfiggere il peccato, di donarci totalmente, di perdonare e di amare come Lui, con fedeltà piena, sino alla fine. È venuto per porsi al centro delle nostre attività, per mettere in esse un nuovo spirito, il suo Spirito d’amore, affinché quanto viene compiuto sia vissuto in Lui, con Lui, per Lui, ponendo le nostre attività al servizio della persona e del bene comune.

Entro questa visione di cose, i coltivatori diretti e l’Associazione che li unisce, sono chiamati a compiere tutto stando dentro la vita di Cristo, rimanendo in essa, nel suo Amore. Anche per loro deve realizzarsi quanto pensava san Paolo: per me vivere è Cristo. In maniera analoga, ogni agricoltore e ogni associazione che li tutela e li promuove deve poter dire: per noi vivere è operare e lottare, è impegnarsi per un’agricoltura ecologia, per la custodia del creato e la coltivazione della terra, stando in comunione con Gesù Cristo il Nuovo Adamo, come il tralcio vive unito alla vite.

L’attività agricola pensata, vissuta in Cristo, con Lui, in vista di Lui, è chiamata a configurarsi naturalmente come sostenibile e diversificata, ossia in modo da essere a servizio di una maggior qualità di vita e del bene di tutti. Chi lavora la terra secondo il disegno di Dio, la coltiva custodendola, ossia salvaguardandola, valorizzando la ricchezza delle sue specie e risorse, senza considerarle illimitate.

La Giornata del Ringraziamento di quest’anno è abbinata all’Anno internazionale dei legumi, proclamato dalla assemblea delle Nazioni Unite con lo slogan: «Semi nutrienti per un futuro sostenibile». Con l’indizione di un simile anno si vuole sottolineare contemporaneamente l’importanza del mondo agricolo per la famiglia umana, sempre più bisognosa di cibo sano e sufficiente e, nello stesso tempo, l’importanza del ruolo dei legumi. Essi sono ricchi di proteine vegetali e di fibre, non solo per la nutrizione delle persone, ma anche per quella degli animali cui possono essere destinati come foraggi e mangimi; ed, inoltre, sono utili per il suolo, in quanto la loro coltivazione rilascia dei nutrienti, in particolare l’azoto che diminuisce la dipendenza dai fertilizzanti sintetici e l’impatto ambientale. Per quanto detto, il contributo dei legumi è decisivo per la sostenibilità dell’agricoltura e per la sua diversificazione. I cibi che vengono dai legumi, possono apparire modesti e nell’immaginario possono essere associati alla povertà. Ma la varietà di specie che appartengono a questa famiglia vegetale consentono di apprezzare la splendida biodiversità del nostro pianeta che permette di contrastare le monocolture che lo impoveriscono. Uno sguardo credente sa riconoscere in questo la grandezza e la ricchezza dell’opera di Dio, la sua bontà e provvidenza.

La promozione di un’agricoltura sostenibile e diversificata, lo sappiamo, consente, fra l’altro, la valorizzazione dei mercati locali e dei prodotti tipici di un territorio (cf Messaggio della CEI per la 66.a Giornata del ringraziamento Coltivare la terra, responsabilità di tutti). L’impegno di un’agricoltura sostenibile e diversificata non nasce dalla considerazione del solo guadagno dei contadini. Spesso il loro reddito, specie dei più piccoli, è scarso. Nasce, invece, dall’amore per la terra, considerata nel suo insostituibile contributo alla vita dell’umanità. È perseguito con tenacia per il bene delle generazioni future, per onorare Dio che vuole che il creato serva a tutti. Oggi, per fortuna, in Italia, diversi giovani optano per il lavoro della terra, supportati da nuove tecnologie, innamorati di un mondo in cui fa scuola la gratuità di Dio, che sollecita alla generosità, alla logica del dono, incarnata peraltro nella stessa terra e dimostrata dai suoi frutti.

In questa Eucaristia preghiamo Dio per i doni della terra e del lavoro dell’uomo, perché la diversità delle specie e la bellezza del creato non siano danneggiate bensì potenziate. Ringraziamo per la misericordia di Colui che mai si stanca di perdonare i suoi figli che depredano la natura ed inquinano i territori, sollecitandoli alla conversione. Preghiamo perché si abbia la forza di togliere le disparità tra i soci e i dirigenti delle imprese cooperative, perché il lavoro agricolo sia riconosciuto e non sia sottopagato; perché i lavoratori della terra crescano nella capacità di mettersi in rete ed essere più forti lungo la filiera; perché abbiamo l’intelligenza di formare movimenti di agricoltori che li aiutino a tutelare il loro reddito a fronte di fenomeni di speculazione globale e di svalutazione dei loro prodotti, di politiche deboli.

Per essere collaboratori di Dio, a servizio della vita, occorre una forte spiritualità, che solo il colloquio con Dio, lo stare in compagnia con Lui anche nel tempio del creato, può alimentare. Cari agricoltori e Coldiretti, difendete decisamente il made in Italy contro le contraffazioni e le concorrenze sleali, i reati agroalimentari, ma promovete anche la specificità dell’impegno cristiano e delle aziende famigliari, l’onestà, la legalità. Aiutate la vostra Chiesa ad essere attenta alle varie forme di povertà che toccano anche il mondo agricolo, compreso il lavoro in nero. Sollecitate una pastorale relativa ad esso, stando vicini alle vostre comunità ecclesiali, ai vostri sacerdoti. Così, potrete essere difensori non solo delle tipicità italiane in Europa, ma anche della tipicità di un lavoro quale è stato compiuto dai nostri genitori e nonni con sacrificio, nello spirito cristiano, all’insegna della fraternità e della solidarietà.