OMELIA per la SOLENNITA’ del CORPUS DOMINI

Faenza, Parrocchia di San Pier Damiani 7 giugno 2007
07-06-2007

La celebrazione della solennità del Corpo e sangue del Signore che anticipiamo rispetto a quanto la liturgia ci proporrà domenica prossima, intende essere un segno della nostra Chiesa di ciò che è l’Eucaristia non solo per il popolo dei credenti, ma per tutta la nostra gente. Il gesto della processione infatti intende manifestare all’esterno della chiesa quale è la fonte della fede e della speranza del popolo cristiano, e la forza della sua carità.
Nel vangelo abbiamo ascoltato il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, figura di ciò che sarà il dono dell’Eucaristia. La liturgia lo propone alla nostra meditazione perché anche ciò che Cristo ha detto in vista del sacramento eucaristico è prezioso per noi.
La scena del vangelo è ancora attuale, in una lettura profonda della nostra realtà. Gesù è sempre all’opera per guarire quanti hanno bisogno di cure nel loro animo ferito dal male, dalla sofferenza, dalla fatica. E’ ancora Lui che può saziare la fame vera, quella che forse è adombrata anche dalla povertà che fa letteralmente morire di fame milioni di persone anche oggi. Questa situazione mondiale, che alimenta tanta retorica sui bambini che muoiono di fame, non si risolve solo con nuove leggi commerciali, se non si arriva a cambiare il cuore dell’uomo nel suo egoismo e nelle strutture di peccato. ‘Congeda la folla perché si arrangi”; ‘No, dice Gesù, date voi stessi loro da mangiare’; ‘Ma ci vorrebbero tanti soldi’.
Gesù ha un’altra strada: prende le nostre povere cose, le trasforma in un segno di amore e con questo risponde alla fame vera dell’uomo, che è il vuoto di amore verso Dio e verso il prossimo. ‘E tutti mangiarono e si saziarono’ perché ai cinque pani e ai due pesci Gesù aveva aggiunto la sua benedizione.
La via lunga dell’Eucaristia per salvare il mondo, passa attraverso la formazione della Chiesa, mondo rinnovato, che ha il compito non di trovare le soluzioni tecniche ai guai del nostro tempo, ma di conservare la speranza che questi possono essere affrontati se ci sarà qualcuno che saprà amare gli uomini con l’amore di Cristo.
L’Eucaristia celebrata non deve essere un rito che fa stare bene insieme tutti coloro che la pensano allo stesso modo: l’Eucaristia è il sacramento che unisce a Cristo tutti noi, che siamo venuti con la nostra miseria, le nostre discordie, i nostri peccati, per attingere alla misericordia che Cristo ci ha mostrato nella sua morte e risurrezione, e che l’Eucaristia annuncia fino a quando Egli verrà.
Dice il Papa nell’esortazione ‘Sacramentum caritatis’: ‘L’Eucaristia è Cristo che si dona a noi, edificandoci continuamente come suo corpo’ (n.14). L’Eucaristia edifica la Chiesa e la mantiene in vita perché porti nel mondo l’amore di Dio.
Passando per le nostre strade con il Santissimo Sacramento dell’Altare noi intendiamo dire a tutti: Dio vi ama; Dio è morto in croce per amore di tutti; Dio è rimasto in mezzo a noi per essere incontrato da tutti coloro che lo cercano. Dio sa che abbiamo fame e sete di lui, ed è rimasto qui per farsi mangiare, e per saziare il nostro desiderio di infinito. Infinito nell’amore, che sia per sempre; infinito nella pace, che sia per tutto il mondo; infinito nella gioia, per tutti. Non sono utopie illusorie; sono percorsi che si devono iniziare per il verso giusto, non contro Cristo, ma insieme con lui, che vive oggi nella sua Chiesa.
La festa cittadina del Corpus Domini viene celebrata quest’anno nella parrocchia di S. Pier Damiani, in coincidenza con il giubileo millenario della nascita del nostro patrono, che da questo luogo entrò nell’eternità di Dio. Vogliamo farci dire da lui come ogni cristiano può incarnare la realtà della Chiesa, anche se è da solo dove egli è chiamato a vivere, e può essere strumento di salvezza come quel ragazzo del vangelo che donò cinque pani e due pesci.
‘La Chiesa di Cristo, scrive S. Pier Damiani, è unita da un così stretto vincolo di carità, che è una nella pluralità dei suoi membri e, nel mistero, tutta intera in ciascuno di essi. Per questo la Chiesa universale giustamente è presentata come l’unica Sposa di Cristo e ogni anima è, per il mistero del sacramento, la Chiesa nella sua pienezza’ (Dominus vobiscum, cap. v).
Questa verità mette in grado ogni credente di non sentirsi smarrito di fronte alla enormità dei problemi, perché ha sempre con sé tutta la Chiesa con la grazia di Cristo, e gli consente di versare il suo piccolo contributo nella missione grande della Chiesa nel mondo. L’importante è che nessuno cerchi di esimersi dal fare la sua parte, chiedendo di congedare la folla e di rimandare sempre a qualche altro il compito di rispondere a chi ha soprattutto fame di verità, di bellezza, di santità e di giustizia; e ognuno sia contento di dare il suo poco, in termini di preghiera, di sacrificio, di adempimento del proprio dovere, perché con il nostro poco Dio sa fare molto.
Melchisedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, offrì pane e vino e benedisse Abramo, che gli diede la decima di tutto. Un episodio singolare, nel quale la tradizione della Chiesa ha visto un riferimento all’Eucaristia nell’offerta del pane e del vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Anche nei più grandi misteri della Redenzione Dio è vicino alla nostra realtà quotidiana, e si inserisce in essa per trasformarla e insegnarci a farne strumento per l’eternità. L’Eucaristia è il pane della vita perché alimenta in noi la vita divina nata dal Battesimo; ma è anche il pane della vita perché ci rende capaci di amare con l’amore di Cristo il nostro prossimo; e quando avremo messo in pratica questo comandamento ultimo di Cristo, sapremo moltiplicare anche i pani per la fame del mondo: non sono le risorse che ci mancano; ci manca l’amore necessario per distribuirle.
Il cristiano che vive dell’Eucaristia sa di poter alimentare anche questa speranza, perché sa che ad ogni buon conto Dio sta preparando in Cielo un banchetto per tutte le nazioni dove potranno sedersi tutti coloro che nella vita hanno saputo amare e offrire.