OMELIA per la presa di possesso del nuovo PARROCO DI BRISIGHELLA mons. Elvio Chiari

06-12-2015

Cari fedeli, associazioni, Suore, sacerdoti è questo un momento importante per la comunità di Brisighella. Essa, dopo una premurosa cura da parte dell’amministratore don Stefano Vecchi, ora nominato parroco di Marzeno, Sarna e Rivalta, riceve il suo nuovo pastore nella persona di Mons. Elvio Chiari. Non è molto tempo che la comunità è stata colpita dall’improvvisa scomparsa di Mons. Giuseppe Piancastelli per il quale eleviamo ancora una prece al Signore affinché possa godere dell’abbraccio del Padre che conosce i pensieri e vede nel profondo del cuore.

L’entrata e la presa di possesso della parrocchia da parte di Mons. Elvio si colloca sotto il segno dell’anno giubilare della Misericordia, che sarà aperto a breve a Roma da papa Francesco. Quale fortunata coincidenza per l’inizio del tuo ministero in questa comunità ecclesiale, caro Monsignor Elvio, ove sei già stato presbitero coadiutore nella tua giovinezza sacerdotale e ove sei ricordato per la tua dinamicità e la tua capacità di coinvolgere le persone. L’incominciare il ministero all’insegna della Misericordia traccia già un iter pastorale. Offre, inoltre, l’indicazione di uno stile di vita comunitario. Una parrocchia che accoglie, celebra e testimonia la misericordia di Dio non solo trasfigura e rende migliore la propria vita interna, ma diventa nel territorio fontana vivace di un’esistenza nuova, strutturata a tu, a cui ogni viandante, credente o no, si disseta.

Una vita civile più conforme alla dignità delle persone e più attenta ai bisogni di tutti i cittadini, specie nascituri, poveri, giovani, adulti disoccupati, procede dalla comunione con Dio Padre misericordioso, dall’esperienza del suo amore premuroso e trasfiguratore. Se non si accoglie l’amore di Dio, donatoci mediante Cristo, incarnato nella storia e in ciascuno di noi, non è possibile amare il prossimo come il Padre desidera da noi. L’amore del prossimo esige la nostra unità a Cristo, alla sua vita, al suo Spirito di amore. Consiste «nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco e neanche conosco. Imparo a guardare all’altra persona non soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo lo sguardo di Gesù Cristo. Il suo amico è il mio amico. Al di là dell’apparenza esteriore dell’altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto d’amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all’altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo d’amore di cui egli ha bisogno» (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 18).

A ben riflettere, in vista di una comunità viva, inserita nel territorio, che viene irrigato e irrorato con energie morali nuove, provenienti dalla condivisione della capacità di dono propria di Cristo, occorre sviluppare una pastorale che investe sull’annuncio della Parola di Dio, sull’Eucaristia, sul sacramento della Riconciliazione o Confessione, sulla catechesi, oltre che sull’esercizio della carità o diakonia. L’anno giubilare aiuterà a valorizzare, in modo particolare, il sacramento della Riconciliazione. Non si può pensare di accogliere la pienezza di grazia e di rinnovamento che può offrire l’incontro con Dio misericordioso senza la conversione a Cristo e al prossimo, senza confessarsi. Qualcuno, quando si è parlato delle condizioni per vivere con autenticità il prossimo Giubileo, è arrivato a dire che non è poi così necessario ricevere il perdono di Dio, cambiare vita, riconciliarsi con Dio e con i fratelli. Ebbene, se si vivesse il Giubileo della Misericordia così, esso diventerebbe solo l’occasione di una scampagnata o di una gita a Roma. Occorre prendere sul serio l’opportunità del perdono di Dio. Quanto ne abbiamo bisogno tutti, a tutti i livelli. Viviamo, poi, con slancio le opere di misericordia sia spirituali sia corporali. Tanti nostri giovani, forse, non hanno mai sentito parlare di esse. Papa Francesco ha fatto la proposta di viverne una al mese.

Il Giubileo per la comunità di Brisighella dev’essere proprio l’occasione di un nuovo inizio nella sua vita pastorale e missionaria, specie tra gli ultimi e i giovani. I giovani sono la nostra più grande ricchezza sia nella comunità ecclesiale sia in quella civile ed economica. Allorché sono responsabilizzati mostrano un’inventiva e una creatività insospettate. Occorre credere di più in loro. Additiamo loro l’ideale di una vita non mediocre, bensì quello della vita cristiana. Non dobbiamo rinunciare di far loro comprendere che si tratta di una vita coraggiosa, rivoluzionaria, che riempie il cuore di felicità. Mons. Elvio è ben preparato anche per la pastorale degli adulti. Da anni è incaricato degli adulti dell’Azione Cattolica. Egli ben sa che senza adulti ben formati la meta di una catechesi giovanile è pressoché irraggiungibile.

Coloro che ci hanno preceduti ci possono aiutare. Guardare alla storia della propria comunità non è mai male, specie se in essa si incontrano personaggi illustri. Impariamo da coloro che hanno dato con generosità il meglio di se stessi nella comunità ecclesiale – se ci si guarda attorno scorgiamo nomi e ritratti anche in questa chiesa collegiata – e nella comunità civile: uomini e donne che hanno reso ricca e gloriosa la propria città; ricca di opere e di istituzioni, ma soprattutto di amore fraterno e di una forte passione per il bene comune.

Non dimentichiamo il prevosto che ha lasciato questa comunità, iniziando opere importanti che attendono di essere ultimate. Accompagniamo con affetto Mons. Elvio Chiari, che entra in questa comunità con passione d’amore, con doti di intelligenza, pastore esperto nella cura delle persone, delle famiglie, degli ammalati e delle varie organizzazioni ecclesiali. Abbiamo anche un ricordo riconoscente al Cardinale Silvestrini che ci accompagna con la preghiera.

La Madonna del Monticino vegli e protegga il popolo di Dio che è in Brisighella e il suo nuovo parroco.