OMELIA per la MESSA di PASQUA 2016

Faenza, Basilica Cattedrale - 27 marzo 2016
27-03-2016

Come abbiamo ascoltato dagli Atti degli apostoli, i componenti della prima comunità dichiarano di essere stati testimoni della presenza di Cristo in mezzo a loro come Colui che ha beneficato e risanato tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui. Essi affermano di essere stati testimoni anche della sua crocifissione e che Dio lo ha risuscitato il terzo giorno. L’esperienza della risurrezione di Cristo trasforma gli apostoli da persone impaurite e timorose a testimoni coraggiosi. Diventano popolo, una comunione di persone nuove. Hanno la consapevolezza di dover compiere una missione nel mondo: annunciare e testimoniare la forza redentrice e trasfiguratrice dell’Amore di Cristo, morto e risorto.

Viviamo anche noi la Pasqua non come una semplice cerimonia di stagione. La risurrezione va ritrovata con stupore, ri-sperimentata dentro di noi, ri-alimentata ogni giorno. Va mostrata agli altri, irradiata dal proprio essere-agire, incarnata nel quotidiano, ventiquattro ore su ventiquattro.

«Se voi siete risuscitati insieme con Cristo – scrive san Paolo ai cristiani di Colossi – cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). «Le cose di lassù» non sono realtà che si trovano al di là dell’ultima galassia o al di là della storia dell’uomo, ma sono le «cose del Regno di Dio», le realtà più importanti, che durano sempre, e cioè la comunione con Dio, la sua vita in pienezza. Noi, dunque, dobbiamo vivere su questa terra con lo sguardo rivolto alle realtà che dureranno sempre e ci riempiranno di gioia. Queste cose saranno il nostro guadagno definitivo, la nostra paga per tutto quello che avremo fatto di buono.

Noi siamo attesi in paradiso, nella città di Dio. In Cristo, che siede glorioso nei cieli, è, dunque, preparato per l’umanità un approdo definitivo, di stabilizzazione nel bene e nella vita piena. La nostra vita non è destinata a finire in una tomba, in un pugno di cenere. Non è per il nulla, come insegnava, il filosofo francese Jean Paul Sarte. Siamo, invece, esseri per la vita, incamminati verso un futuro di pienezza. I credenti sanno che con-morti, con-sepolti, con-risorti in Cristo non vanno incontro ad un’esistenza diminuita ed indebolita, come quella delle ombre umane che vivono nell’Ade degli antichi. Vanno verso una vita potenziata, nella quale le loro facoltà di conoscenza e di amore sono accresciute dalla comunione con Dio, Sommo Bene, Verità e Bellezza supreme.

Proprio perché siamo pellegrini verso una dimora definitiva, la città di Dio, san Paolo, come già accennato, sollecita la comunità cristiana e tutti noi a guardare non alle cose passeggere, caduche, contingenti, bensì a quelle definitive, e quindi a volgere lo sguardo verso il futuro che è Dio stesso, il futuro più certo.

Se, dunque, grazie alla risurrezione, siamo destinati alla pienezza umana che abita in Cristo glorioso, se il bene da noi compiuto su questa terra viene ad essere stabilizzato da Cristo, vale la spesa soffrire per esso, vale la pena lottare perché sia vinto il male. Non è inutile combattere contro la corruzione e illegalità che oggi ammorbano la vita sociale. Vale la spesa impegnarsi affinché la politica sia un servizio al bene comune e non agli interessi particolari. Ogni fatica per sconfiggere le cause strutturali della povertà viene premiata. Ogni sacrificio è compensato. Nulla andrà perduto del bene che si riuscirà ad imprimere nelle istituzioni. Tutto ciò che di positivo viene fatto qui in terra sarà recuperato e conservato. E, inoltre, possiamo sempre sperare nonostante tutto. La vittoria di Cristo sul male ci dà la certezza che noi possiamo sempre ancora sperare, anche se per la nostra vita singola o per il momento storico che stiamo vivendo non abbiamo molto da sperare. Solo la certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la nostra vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore di Cristo risorto – e, grazie ad esso, hanno un senso e un’importanza -, solo una tale certezza può dare ancora il coraggio di operare e di proseguire sulla strada del dono, anche quando si è giunti allo stremo.

Poiché Cristo ha vinto il male e la morte, è possibile il bene, una nuova umanità più fraterna, giusta e pacifica. Dobbiamo, allora, non essere tristi, senza speranza. Per vivere nella gioia, dobbiamo, però, come sollecita a fare san Paolo, togliere da noi il «lievito vecchio», per essere pasta nuova. La risurrezione di Cristo – spiega sant’Agostino – si realizza in noi se viviamo bene, se muore la vita cattiva, e la vita nuova progredisce ogni giorno (cf Sermones 232, 8; PL 38, 1111-1112).

La risurrezione ha trasformato gli apostoli, facendoli passare dalla paura al coraggio, dal desiderio di nascondersi alla determinazione di esporsi, dall’atteggiamento della rinuncia a quello della proposta. Un simile cambiamento avvenga nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie. Dobbiamo, allora, augurare una Buona Pasqua alle nostre comunità cristiane: ritrovino la freschezza e la gioia del primo annuncio della comunità primitiva, quando questa era appena un seme! Così, le nostre famiglie non abbiano la paura di testimoniare la ricchezza e la bellezza della loro vita di relazione affettiva e di condivisione, arricchite dall’amore totale e fedele di Cristo.

Ci auguriamo, però, una Buona Pasqua anche per la società.

Buona Pasqua, allora, ai nostri giovani, perché sappiano scorgere in Cristo l’umanità in pienezza, la sorgente della loro felicità.

Buona Pasqua alla finanza, perché sappia ritornare a svolger più pienamente la sua funzione, e cioè ad offrire un credito sicuro alle famiglie, alle imprese, ai giovani e alle donne che intendono aprire una nuova attività imprenditoriale.

Buona Pasqua all’economia: sia amica delle persone, sia un’economia onesta e non un’economia che uccide. Sappia vincere la tentazione di scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza, verso l’idolatria del profitto a breve termine.

Buona Pasqua alla politica, perché sia fedele al compito di servire il bene comune e sia capace di aiutare la gente a riappropriarsi della democrazia, varando soprattutto politiche attive del lavoro, antidoto alla povertà e titolo di partecipazione.

Buona Pasqua al mondo del volontariato, della cooperazione: trovino nuove forme di iniziativa per combattere, come ha chiesto papa Francesco, la «cultura dello scarto», per portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento.

Buona Pasqua alla cultura e all’educazione: siano in grado di smantellare quell’individualismo libertario che distrugge lo Stato di diritto e pone le premesse per svuotare la libertà, riducendola a libertà che non si prende cura dell’altro, ossia a libertà slegata dalla verità e dal bene altrui, troppo insufficiente per costituire una nuova Europa fondata sulla solidarietà.

Buona Pasqua al mondo intero, all’Europa incapace di darsi alti ideali e percossa da un terrorismo assassino. Cristo risorto apra a tutti la via della libertà, della giustizia e della pace. La sua luce vinca le tenebre dell’odio e della violenza.

Cristo risorto, presente nell’Eucaristia, ci porta verso nuovi cieli e terra nuova. Pur consapevoli della vittoria finale, viviamo in un mondo ferito. L’Eucaristia sia per noi viatico, pane che ci sostiene nel risanarlo, nel renderlo migliore. Partecipiamo al sacrificio di Gesù diventando più fraterni e giusti.