OMELIA per la I domenica di QUARESIMA

Faenza - Basilica cattedrale, 5 marzo 2017
05-03-2017
Le tentazioni vinte da Gesù (cf Mt 6, 24-34), ritiratosi nel deserto prima della sua missione, riguardano anche noi. Ci vengono presentate dalla Chiesa, quando si comincia la Quaresima, periodo di conversione per eccellenza, per mostrare la via che dobbiamo percorrere per essere  sempre di più persone di Cristo, suoi, come Lui. Cosa bisogna fare per essere persone nuove, che cambiano il mondo, le sue logiche di consumismo materialista, di dominio dell’altro, di rifiuto di Dio, di venerazione del male? Purtroppo, anche tra i credenti, rimane sempre qualche angolo di venerazione del male. Esso, infatti, non è mai del tutto estirpato in radice, come quella gramigna che una volta strappata, rispunta sempre, perché rimangono le sue ramificazioni più profonde. Cosa bisogna fare per combattere il male e vincere col bene?
Per rinascere come persone vittoriose sul male imitiamo Gesù, compiamo le sue scelte, amiamo Dio, non noi stessi sopra ogni cosa.
Le tre tentazioni subite da Gesù vengono riproposte a noi per indicare il cammino di conversione, instaurando quasi un corpo a corpo con Satana. Questi, purtroppo esiste, e lo sperimentiamo continuamente, anche in noi. È lui che induce al male. Egli non smette di lavorare contro Cristo e di aggredire la sua Chiesa e le sue istituzioni, affinché siano indebolite da scandali, affinché alligni la divisione tra gli stessi credenti.
Prima tentazione per Gesù: «Dì che queste pietre diventino pane»! Gesù digiunava da tempo ed era affamato. Dà questa risposta: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Per la vita dell’uomo il pane è importante, fondamentale. Lo stesso Gesù, di fronte alle folle affamate, compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma per vivere da veri uomini e da cristiani vi è qualcosa di più importante ed essenziale. Occorre ricercare un altro cibo di cui le persone hanno estremamente e sommamente bisogno: il cibo che è Dio, il bene più grande. Noi siamo fatti di corpo e di anima. Siamo un tutt’uno. Dobbiamo curare e nutrire  entrambi. Tra le due cose, però, ha il primato il nutrimento del nostro spirito, senza dimenticare, ovviamente, di alimentare il corpo. Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi. Chi mette al primo posto la coltivazione dello spirito, Dio – questo è un compito sempre attuale, all’inizio e durante la propria missione – si impegnerà, spronato dal Padre stesso, a servizio dei propri fratelli, procurerà per loro il pane, il vestito, si adopererà per creare le condizioni sociali, economiche, politiche e culturali perché possano vivere in piena libertà e possano crescere integralmente. Chi non ama Dio al di sopra delle cose materiali, della tecnica, della stessa cultura, rischia di costruire un mondo ove tutte queste cose, perché assolutizzate, diventano dispotiche nei confronti dell’uomo. Lo rendono schiavo, strumento o cosa.
Seconda tentazione: «Buttati giù dal pinnacolo del tempio, così potremo vedere uno stormo di angeli in volo che si precipita a salvarti». Il seduttore, Satana, vuole insegnare a Cristo a fare il Messia. Come? Mediante il sensazionalismo, compiendo miracoli a ogni piè sospinto per sbarlodire, per mostrare alla gente che Dio è suo schiavetto, è a suo servizio, per la sua gloria. Il tentatore antico vorrebbe portare la divisione in Dio stesso e cioè che Cristo non lavorasse per la gloria del Padre, per l’unità dell’uomo con Dio, con la comunità d’amore che è la Trinità. Ebbene, Gesù rifiuta di compiere miracoli per la propria gloria, strumentalizzando il Padre a proprio vantaggio. Quante volte anche noi operiamo nella Chiesa per la nostra gloria e non a vantaggio di Cristo e di Dio, per farli conoscere ed amare più di ogni altra cosa. Per i credenti, come avverte papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, può esistere il pericolo di cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale (cf n. 93). Ci può essere, cioè, un modo sottile di cercare i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo (cf Fil 2,21) e del Regno di Dio.
Terza tentazione: «Adorami! E ti darò tutto il potere del mondo». Nella sua esistenza, come Gesù, ogni persona deve scegliere tra il bene e il male, tra Dio e il Demonio, principio del male. Quante volte siamo posti di fronte all’urgenza di essere o di Dio o del principe del male. Quante volte siamo chiamati ad optare tra la vita che si vota al male, ossia alla logica del dominio e del potere sugli altri, e il servizio alla loro libertà e alla loro crescita umana e cristiana! In più occasioni siamo sollecitati a cedere a  mode o a menzogne, ammantate dalla parvenza di civiltà. Siamo sospinti ad assecondare la voglia di rispondere alla violenza con la violenza, di giustificare superficialmente il crimine dell’uccisione del nascituro, di elevare l’arbitrio a diritto, di vendere o comprare per tre denari il più debole, di approfittare della propria posizione per fare i propri interessi, di voler togliere la pagliuzza che è nell’occhio dell’altro, senza pensare alla trave che è nel nostro. Oggi abbiamo bisogno di persone coerenti, oneste, dedite spassionatamente al servizio altrui, con un cuore che non sia covo del sospetto, della malevolenza. Abbiamo urgente bisogno di «buoni cristiani ed onesti cittadini», ripeteva sovente don Bosco, che i faentini dicono di amare.
Il brano del Vangelo delle tentazioni e delle scelte di Gesù sia per tutto il periodo della Quaresima, ma non solo, un punto di riferimento costante, almeno come lo è il nostro telefonino, sempre consultato e ricercato se ce lo scordiamo da qualche parte. Solo sulla base delle scelte di Gesù, assunte nella nostra vita, potremo costruire un nuovo umanesimo, una nuova civiltà dell’amore. Tenendo fisso lo sguardo su Cristo potremo ascendere al monte là ove la sua croce mostra a noi l’umanità in piena comunione con il Padre, umanità trasfigurata a gloria di Dio.