OMELIA per la GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

01-01-2012


‘Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo’.


Gesù, ‘Dio che salva’. Un nome ormai a noi consueto, tanto da non ricordarci più nemmeno il suo significato e quindi nemmeno perché gli fu messo questo nome. Gesù è colui che ci ha salvato dal peccato, dalla menzogna, dall’ignoranza e dalla morte, conseguenze tutte del peccato originale.


La liturgia di questi giorni di Natale è costretta a mettere insieme la celebrazione di alcuni misteri, per ricordarli vicino all’evento principale della nascita del Salvatore. Così oggi ci troviamo a ricordare la circoncisione e l’imposizione del  nome di Gesù; la maternità divina di Maria, che avendo generato il Verbo di Dio secondo la natura umana, a ragione è diventata madre di Dio; infine la Giornata mondiale della pace.


Anche noi vogliamo ricordare la Vergine Madre di Dio, perché ha partecipato con la sua libera adesione al progetto di Dio, che ha così potuto nascere in mezzo a noi. Inoltre Maria può ancora ottenere ai nostri giorni quella pace che Cristo ha meritato per tutti con la sua morte in croce, quando ha fatto dei due, un solo popolo.


Ma soprattutto vogliamo riflettere sul dono della pace, sempre da invocare e da costruire. Abbiamo sentito nella prima lettura: ‘Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Così imporranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò’. In questo modo si mette insieme il dono della pace e la benedizione che viene dall’invocare il nome del Signore.


Ha scritto il Papa nel messaggio per la Giornata della pace di quest’anno: ‘La pace è anzitutto dono di Dio. Noi cristiani crediamo che Cristo è la nostra vera pace: in Lui, nella sua Croce, Dio ha riconciliato a Sé il mondo e ha distrutto le barriere che ci separavano gli uni dagli altri (cfr Ef 2,14-18); in Lui c’è un’unica famiglia riconciliata nell’amore’ (n.5).


Qui si vede l’importanza di quello che ha fatto la Madre di Dio: le radici della pace sono nel fatto che noi siamo tutti fratelli, figli tutti dell’unico Padre che è nei cieli: ‘Dio mandò il suo Figlio, nato da donna’ perché ricevessimo l’adozione a figli’. Di qui si vede come si ingannino coloro che ritengono che si debba eliminare la religione e costruire la pace sul nulla.


La Maternità divina di Maria quindi è la premessa necessaria per riconoscere il fondamento della nostra fraternità, su cui costruire la pace nel mondo, nella società, nelle famiglie e nel cuore degli uomini.


Il contributo del Papa alla riflessione sul cammino di costruzione della pace è l’educazione dei giovani alla giustizia e alla pace, non perché essi ne siano particolarmente responsabili, ma per costruire un futuro dove la pace sia frutto della giustizia.


Anzitutto credo che sia importante ascoltare i giovani nelle loro attese di giustizia e di pace. Essi potranno avere anche delle visioni utopistiche, ma certamente sono autentiche e sincere. Del resto non si può impedire ai giovani di sognare, soprattutto se questo dovesse condurli ad un impegno personale.


Ascoltare i giovani nella loro sensibilità vuol dire creare un rapporto per un processo educativo efficace.


Dice il Papa nel suo messaggio: ‘Educare ‘ dal latino educere ‘ significa condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso’ (n. 2).


Nel rapporto educativo sarà pure importante saper leggere nei giovani i desideri veri, a volte nascosti nelle manifestazioni più strane, che chiedono di essere decodificate. A volte certe reazioni sono legate più all’età che alla realtà e bisogna capire che cosa vogliono dire. E l’interpretazione è un compito degli adulti.


Il messaggio del Papa traccia un percorso che tiene conto dei valori fondamentali per la costruzione della pace, che richiede l’impegno di tutti, a cominciare dalla famiglia, dalla scuola e dalla Chiesa fino a tutte le componenti della società. Educare alla giustizia e alla pace infatti comporta la crescita di valori che sono fondamentali per la formazione della personalità umana in ogni ambito della vita. Verità, libertà, amore e giustizia sono le coordinate indispensabili per chiunque voglia vivere in pienezza.


Educare i giovani a ricercare la pace nella costruzione della giustizia, presenta il vantaggio della concretezza e della fattibilità. La pace infatti è frutto della giustizia, e per la giustizia ognuno può fare qualche cosa. ‘Invito in particolare i giovani, scrive il Papa, che hanno sempre viva la tensione verso gli ideali, ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente’ (n. 5).


Nel compiere questo esercizio esigente e impegnativo, si scopre anche la necessità di integrare la giustizia con la carità e la solidarietà


‘Nel nostro mondo, leggiamo nel messaggio, in cui il valore della persona, della sua dignità e dei suoi diritti, al di là delle proclamazioni di intenti, è seriamente minacciato dalla diffusa tendenza a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere, è importante non separare il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti. La giustizia, infatti, non è una semplice convenzione umana, poiché ciò che è giusto non è originariamente determinato dalla legge positiva, ma dall’identità profonda dell’essere umano’ (n. 4).


« La ‘città dell’uomo’ non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo. « Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati » (Mt 5,6). Saranno saziati perché hanno fame e sete di relazioni rette con Dio, con se stessi, con i loro fratelli e sorelle, e con l’intero creato’ (n.4).


Cari giovani, conclude il Papa, voi siete un dono prezioso per la società. Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento ‘. Non abbiate paura di impegnarvi’Vivete con fiducia la vostra giovinezza’ Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo. Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti’Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace’ (n.6).


E nel rivolgere lo sguardo al Principe della pace, lasciamoci guidare dalla Madre di Dio, la Regina della pace, che per prima ha creduto in suo figlio, lo ha seguito e ascoltato e ha meditato nel suo cuore le sue parole.