OMELIA per la GIORNATA della VITA CONSACRATA

Faenza, Chiesa di San Domenico, 2 febbraio 2007
02-02-2007

Nella giornata della vita consacrata desideriamo anzitutto ricordare le sorelle che celebrano ricorrenze giubilari della loro professione religiosa, per unirci a loro nel rendere grazie a Dio che ha accettato la loro consacrazione, ed è stato ancora una volta il Dio fedele, che ha reso fedeli anche le sue serve. E insieme chiediamo al Signore che continui a ricolmarle della sua grazia.
C’è una parola, tra quelle che il vangelo ci ha fatto sentire nel racconto della presentazione del Signore al tempio, rivolta alla Vergine Madre, che colpisce per la sua crudezza: ‘E anche a te una spada trafiggerà l’anima’. Non sappiamo che cosa abbia capito la Vergine santa del contenuto di questa profezia che la riguardava. Certamente l’avrà custodita nel cuore, come sapeva fare di fronte ai misteri che mano a mano si presentavano nella vita di suo Figlio, e quando si è trovata sotto la croce la profezia le si sarà manifestata in tutta la sua verità.
Del resto sarà proprio Gesù a dire che chi vuol essere suo discepolo deve prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo. E’ quello che Maria ha fatto, come modello di chi ha consacrato tutta la vita a Dio.
Ha scritto papa Giovanni Paolo II in Vita Consecrata: ‘Nella contemplazione di Cristo crocifisso trovano ispirazione tutte le vocazioni; da essa traggono origine, con il dono fondamentale dello Spirito, tutti i doni e in particolare il dono della vita consacrata’ (n.23). Il papa poi prosegue ricordando che dopo Maria il primo a consacrare la sua vita totalmente a Gesù è stato l’apostolo Giovanni, anch’egli ai piedi della croce con Maria.
Tutti coloro che, imitando Maria, si donano a Gesù, ne manifestano la singolare bellezza, che li ha affascinati e conquistati in modo definitivo. Il papa Giovanni Paolo II riporta poi un brano di S. Agostino, molto efficace: ‘Bello è Dio, Verbo presso Dio’ E’ bello in cielo, bello in terra; bello nel seno, bello nella braccia dei genitori, bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell’invitare alla vita e bello nel non curarsi della morte; bello nell’abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello nella croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo” (n.24).
Chi vive la sua consacrazione rispecchia la bellezza severa del Figlio di Dio che non scende dalla croce, ma vi rimane fedele per potere poi risorgere. Si tratta ovviamente non di una bellezza estetica, ma dell’armonia che corrisponde al desiderio dell’anima e trova nel Signore Gesù, interamente accolto, la risposta appagante. La sofferenza raggiunge tutti gli uomini di questo mondo. E’ dono di Dio riconoscere in essa qualcosa che avvicina al Salvatore. E chi sa accettare nella sua vita le prove e le sofferenze, completa nella propria carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa.
I Santi non hanno cercato di fuggire di fronte alla croce; caso mai hanno cercato degli aiuti che ne potessero alleviare il peso, rifugiandosi nella preghiera e cercando anche la solidarietà della preghiera degli altri. In questo modo anche le prove della vita spingono verso una profonda comunione, piuttosto che separare dalla comunità e dal mondo.
Celebriamo questa Giornata della vita consacrata nella chiesa di S. Domenico, per condividere con la famiglia domenicana la gioia della ricorrenza dell’ottavo centenario della prima fondazione domenicana a la Prouille, nella Francia del sud. Fu infatti una comunità di donne convertite dall’eresia catara a dedicarsi alla vita contemplativa, per sostenere con la preghiera i frati predicatori che S. Domenico inviava per combattere quella eresia.
E’ un esempio bello di comunione e di unità tra vita contemplativa e vita attiva, che si integrano e si sostengono a vicenda.
La vita consacrata, che trova la fecondità della sua donazione dalla croce portata insieme a quella del Signore, diventa preziosa nel mettersi accanto alle fatiche di coloro che non riuscirebbero ad affrontare le prove della vita. Le persone consacrate che sono al cuore della comunità ecclesiale, non sono fuori dal mondo, ma sanno essere vicine a tutti i sofferenti. La loro condizione di consacrati che hanno eletto Cristo come loro sposo fedele, può essere di singolare aiuto alle famiglie in difficoltà. Mi pare giusto avere un pensiero a questo riguardo, in un momento in cui la famiglia è sotto tiro. E più che addentrarci nelle questioni della politica, cerchiamo di fare la nostra parte in aiuto a coloro che cercano di vivere secondo il disegno di Dio, anche se con qualche difficoltà, che per fortuna sono ancora la maggior parte.
Abbiamo visto la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe andare al tempio per la prescrizione della legge, e poi, quando ebbero tutto compiuto, fecero ritorno a Nazaret. Gesù si prepara nel nascondimento di Nazaret alla sua missione, facendo della famiglia il luogo dove si impara la volontà di Dio.
E’ grande l’aiuto che la famiglia può ricevere dalla vita consacrata, sia sul piano dell’aiuto assistenziale, educativo e di fede, sia dall’accompagnamento nelle situazioni di emergenza. Conosciamo la validità delle scuole per l’infanzia, l’importanza dell’assistenza agli anziani e ai malati, la preziosità della presenza pastorale in parrocchia. Ma c’è anche la grandezza della testimonianza di una vita spesa gratuitamente per il Signore e per il prossimo, in un mondo che capisce solo il prezzo e il guadagno; c’è l’importanza della preghiera che la gente chiede quando ci sono problemi in famiglia, e si rivolge alle suore di clausura e a tutti i religiosi per chiedere di pregare. Come sarebbe opaca e senza colore la vita cristiana priva di persone consacrate che con la sola presenza sono segno di un altro mondo, senza del quale anche questo ha meno senso. Se è vero che è meglio impostare la vita come se Dio esistesse, come suggerisce Benedetto XVI, la presenza di coloro che con il solo loro abito richiamano Dio diventa salutare per tutti.
Per questo ringraziamo il Signore e facciamo festa insieme, e preghiamo che il popolo cristiano consideri sempre il valore della vita consacrata, come risorsa per le nostre famiglie e per tutta la società. Può darsi che vi sia ancora qualcuno che ci considera parassiti o nel migliore dei casi gente inutile, ma è solo perché non sa che alla società costa di più la trasgressione dei comandamenti di Dio che la loro osservanza. Non per niente Gesù ha detto: ‘Chi li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli’ (Mt 5,19).
La Santa famiglia che dopo l’offerta del Bambino Gesù al tempio è vissuta nella volontà di Dio a Nazaret, ci aiuti a fare senza pentimenti la nostra offerta e ad esservi fedeli sempre, facendo sì che le nostre comunità riproducano la santità della famiglia di Nazaret, per incoraggiare e sostenere tutte le famiglie