Omelia per il Thinking Day

25-02-2018

Cari amici, coccinelle e lupetti, esploratori, capi, rover e scolte, guide degli Scouts cattolici, sono davvero lieto di essere con voi in questa giornata del Thinking day. Uno dei pilastri della pedagogia degli scouts è costituito dall’educazione ad essere costruttori di pace. Quest’anno desiderate essere in cammino come portatori e testimoni del messaggio dell’enciclica Laudato si’ (=LS). Non è da oggi che la vostra Associazione è impegnata a costruire la pace. Peraltro, su questa strada, intendete compiere un passo nuovo, tale da provocare in voi la conversione delle coscienze verso la fraternità. Papa Francesco l’ha definita fondamento e via per la pace; premessa per sconfiggere la povertà; aiuto per custodire e coltivare la natura, che è destinata a tutti (cf Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2014).

La fraternità non dev’essere mero proclama o appello. Essa, mentre struttura le nostre relazioni – siamo, infatti, fratelli, perché figli di uno stesso Padre – traccia nuovi sentieri di impegno, sollecita all’operatività, a promuovere la giustizia nei sistemi economici, finanziari e politici, che attualmente appaiono prevalentemente edificati sull’iniquità e sullo sfruttamento delle persone e delle risorse comuni, sul piano locale e globale. La fraternità sollecita ad aderire al grande principio morale dell’ecologia integrale, sintesi fra l’ecologia umana e l’ecologia ambientale. Il che vuol dire: non c’è pace, senza educazione morale e professionale delle persone. Non c’è pace, senza la cura della casa comune, ossia del creato. I costruttori di pace intessono relazioni di fraternità e di giustizia, avvalendosi della grande risorsa che è l’educazione. Mediante questa, le persone sono abilitate a rendere migliore il mondo rispetto a come l’hanno trovato, a vantaggio di tutti, con piccole scelte quotidiane che incidono nella cura per l’ambiente, come: evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo d’acqua, differenziare i rifiuti, comprare e cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, investire sulle energie rinnovabili e diminuire l’uso dei combustibili fossili, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, vigilare sul fuoco durante i campi di modo che non si diffonda attorno, spegnere le luci inutili, riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente (cf LS n. 211).

Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni, seppur piccole, diffondono un grande bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare. Inoltre, restituiscono il senso della nostra dignità, passando per percorsi di conquista della libertà e del senso critico, irrobustendo la cittadinanza ecologica. In una società sempre più complessa, multiculturale e multietnica, l’educazione non può che estendersi alla bellezza dell’incontro, all’importanza dell’integrazione, alla cooperazione, al dialogo, ad avere un cuore in pace con il creato e con le persone, come insegna la spiritualità francescana. Inoltre, si estende sul terreno politico, sia sul piano europeo sia sul piano sovranazionale. Aiuta a coniugare assieme benessere ed equità, benessere ed inclusione, benessere ed integrazione.

Il cammino che l’Agesci ha deciso di percorrere è intrapreso perché nel cuore di ognuno di voi, lupetti e coccinelle, esploratori e guide, Rover e scolte, Capi, c’è la chiamata di Dio a vivere la sua pace, bene messianico. Egli, per renderci validi costruttori di pace ci dona, come attesta la Parola di Dio odierna, il suo stesso Figlio, l’amato. Con Lui viene donata a noi ogni cosa, ogni bene (cf Rm 8, 31b-34), la capacità di sceglierlo. Specie in questo tempo forte di Quaresima andiamogli incontro. Non rimaniamo indifferenti nei suoi confronti. Gettiamoci dentro la grande Via, che è Lui. Entriamo nella sua Vita, nella sua Verità, nella sua nube di Luce, ossia di Figlio trasfigurato (cf Mc 9, 2-10). Nella sua luce vedremo la luce del bene, della verità, di Dio. Preghiamolo: Signore, sii la mia Vita, la mia Verità, la mia Via, la mia Luce, il mio Amore, la mia Gioia. Il Sinodo dei giovani, che la nostra Diocesi ha messo in cantiere, intende coinvolgere tutti i giovani, di tutte le Associazioni, Aggregazioni, dei movimenti, affinché possano incontrare più intensamente Gesù Cristo: Via, Verità e Vita. Mediante il Sinodo, che significa camminare insieme, la Chiesa che è in Faenza-Modigliana, vuole affermare il proprio desiderio di incontrare, accompagnare e prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso. Allora, la domanda che vi pongo è la seguente: non vi piacerebbe aiutare la vostra Chiesa, che vi ha generati alla fede e alla gioia, a prendersi cura dei giovani vostri coetanei, compresi quelli che, per varie ragioni, si sono allontanati da Gesù Cristo? Non sarebbe bello prendere coscienza che la propria associazione, il proprio paese, possono cambiare in meglio se tutti, a cominciare dai giovani, non rimanessero alla finestra a guardare, ma fossero protagonisti nella costruzione della pace, di una società più fraterna e giusta, proprio a partire dall’annuncio di Gesù Cristo? Non dimentichiamolo: noi riusciremo ad avere buoni cittadini, artigiani di pace, se avremo contemporaneamente buoni cristiani. La LS, che è al centro della vostra attenzione, come ispiratrice della vostra azione di pace, proprio nel secondo capitolo, dice che il Vangelo della creazione e la fede insegnano che la nostra esistenza si basa su tre fondamentali relazioni o connessioni: con Dio, con il prossimo e con il creato. Poiché queste tre connessioni vitali vengono logorate e rotte dal peccato, non solo fuori ma anche dentro di noi, occorre ripristinarle facendo pace anzitutto con Dio, non pretendendo di metterci al suo posto. Noi non siamo Dio. Non siamo i padroni del creato, ma semplici amministratori. Esso non è solo per noi, ma anche per i nostri fratelli, per le generazioni future.

In questa santa Messa riconosciamo di avere un unico Padre. Sull’esempio di Gesù Cristo, che muore dandosi totalmente a Lui, sino a morire in croce, anche noi consideriamolo nostro Bene Sommo, come lo ritenne Abramo, nostro padre nella fede