OMELIA nel XII anniversario della MORTE di p.DANIELE BADIALI

Faenza, Basilica Cattedrael - 18 marzo 2009
18-03-2009


‘Ascolta Israele le leggi e le norme che io vi insegno perché le mettiate in pratica perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore Dio dei vostri padri sta per darvi’.


È un avvio molto solenne quello della lettura che abbiamo sentito. Un invito anzitutto all’ascolto: ascolta Israele. È l’inizio dello ‘shema Israel’, la frase che il pio israelita ripeteva spesso per ricordarsi del comandamento fondamentale della legge, l’amore di Dio.


1 – L’atteggiamento dell’ascolto è del discepolo, di chi sa che ha bisogno di apprendere, che è consapevole della sua piccolezza e desidera che il maestro lo aiuti, lo guidi. Diceva P. Daniele: ‘Fatevi guidare da qualcuno che abbia fatto un po’ più strada di voi’.


Ascolta la parola rivelata di fronte alla quale bisogna aprire gli orecchi e il cuore, perché è una parola che va direttamente all’interno di ciascuno di noi; è una parola fatta per tutti e per ciascuno.


Ascolta gli eventi della storia: storia personale, comunitaria e del mondo; bisogna sapere ascoltare, sapere leggere e decifrare gli eventi.


Ascoltare il bisogno vero che è nel cuore dell’uomo, il vuoto di anima che vediamo anche attorno a noi, il bisogno di Dio; saper ascoltare i segni attraverso i quali il Signore ci raggiunge.


Saper ascoltare il grido dei poveri, la condizione di denuncia e di accusa. Se sapessimo ascoltare, perché Dio parla e siamo noi che facciamo conto di non sentire e siamo frastornati da altri suoni, altri richiami che ci impediscono di ascoltare quelli giusti.


2 – ‘Ascolta le leggi e le norme che io vi insegno perché le mettiate in pratica’. Mettere in pratica; non è quindi soltanto un imparare per sapere ma per vivere, per fare ciò che ha senso, seguendo l’esempio di Cristo e dei santi.


Ci sono tante cose da fare, che vanno scelte oppure vanno rinunciate, per seguire la propria vocazione, che ognuno scopre giorno per giorno seguendo le indicazioni che sente nel vangelo, o ascolta da chi lo guida, ma anche perché corrisponde alla sua propensione che realizza in modo concreto. Mettere in pratica vivendo con amore le occasioni che ogni giorno ci vengono date; è questa la novità portata da Cristo: vivere i comandamenti di Dio con amore. ‘Amare Dio e amare il prossimo’, dirà Gesù, sta tutta qui la legge. E San Paolo sarà ancora più sintetico, perché la ridurrà all’amore del prossimo.


Mettere in pratica e vivere nella Chiesa. Quindi non solo in modo personale, ma nella comunità che è Cristo che continua a vivere nella storia. Se vogliamo quindi che le nostre scelte o le nostre rinunce abbiano senso, è questo il contesto in cui collocarle.


3 – ‘Perché viviate’. Un verbo interessante: vivere, soprattutto quando si è giovani e si cerca la vita, la vita piena. E per vivere si fanno tante cose: si provano tutte. C’è una vita che merita di essere vissuta, ed è quella che è riempita del dono sincero di sé. È questo che ci dà gusto di vivere e dà senso alla nostra esistenza. Poterci donare, trovare qualcuno che ha bisogno di noi, di fronte al quale possiamo fare qualche cosa. La vita ha senso, è importante e ci accorgiamo che ci è stata donata in modo serio, perché ci accorgiamo che può servire. Ciò che delude è la vita che non serve a niente, che si spreca giorno per giorno, la si sciupa.


‘Perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei nostri padri, sta per darvi’. Nella storia è la terra promessa, ma nella pienezza del Regno è l’eternità. È quella la vita vera che non finisce, nella quale non c’è né morte, né lutto, né sofferenza. E l’eternità si prepara adesso.


Credo che abbia impressionato tutti vedere quante volte P. Daniele insiste e mette in evidenza la realtà della morte, non tanto per vivere con l’incubo di questo evento, ma per prendere da questo lo stimolo per affrontarla  nel modo giusto, cosicché la morte sia il passaggio alla vita e poterla affrontare senza paura.


‘Ai ragazzi vorrei gridare: non perdete tempo, il padrone arriva come un ladro di notte, non andate dietro a cose vane, imparate a guardare il faccia alla morte, solo così capirete quale direzione dare alla vostra vita’. E a cose avvenute, possiamo davvero ritenere che questo suo pensiero l’abbia preparato tantissimo a quell’appuntamento. Se non fosse azzardato potremmo dire che forse l’aver tenuto presente sempre questa eventualità lo ha fatto vivere in modo più intenso, così da arrivare alla misura dell’età piena di Cristo prima di quanto noi avremmo immaginato e desiderato.


Il vangelo ci ha detto che di fronte a quello che la legge ci insegna, c’è un dovere di educazione e trasmissione: ‘Chi li osserverà e li insegnerà agli uomini sarà considerato grande nel regno dei cieli. E questo è un aspetto compreso nel senso della vita, perché la vita è piena e matura quando riesce a trasmettersi; è così nel regno vegetale, nel regno animale e soprattutto nel Regno di Dio, che affida a una generazione un dono perché non lo tenga per sé, ma lo trasmetta e diffonda dovunque e lo passi alle generazioni che verranno.


4 – All’inizio dell’elenco dei dieci comandamenti c’è un’affermazione, che merita di essere ricordata: ‘Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori che me’. Ecco perché può permettersi di dirci qualche cosa, di indicarci la strada, dirci ciò che è bene e ciò che è male, perché è il Signore Dio nostro e non c’è altro Dio fuori che Lui.


È un altro dei pensieri fissi di P. Daniele, pensiero che è ancora attuale. Lo troviamo anche nelle parole di Papa Benedetto XVI: ‘Nel nostro tempo in cui vaste zone della terra la fede è in pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità (e parlava delle priorità del suo pontificato) che sta al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio’ (Lettera ai vescovi 12/03/09).


P. Daniele scriveva nel 1994 da S. Luis: ‘Io mi sento ancora più drastico. L’uomo ha eliminato Dio, non gli serve per la sua vita ormai superprogrammata. Cerca di tappare tutte le strade attraverso le quali Dio può parlargli. Solo la morte non riesce a tapparla e la morte è l’ora di Dio che supera tutte le altre”. L’assenza di Dio, il nasconderlo, bloccarlo, eliminarlo dalla nostra vita, è davvero la sciagura più grave che incombe sulla nostra generazione. P. Daniele lo ha avvertito in modo molto sentito, come si vede spessissimo nelle sue lettere, cogliendo in modo efficace il punto più debole della nostra società.


 


La grazia che chiediamo al Signore in questa Messa, pregando insieme a P. Daniele, è questa: vivere alla presenza di Dio, perché ne abbiamo bisogno noi e anche perché riusciamo a testimoniare chi è all’origine della nostra gioia, del nostro amore per gli altri, della nostra umiltà nel portare la croce, un altro dei segni che marca la sequela dei discepoli di Gesù. Avere sempre presente Dio, il Padre che ci vuole bene, che ci guida, che ci dà forza, che ci aspetta e che intanto ci sta indicando la strada con la sua parola, nella Chiesa, mediante i suoi santi.