OMELIA del NATALE del SIGNORE (sintesi)

Faenza - Basilica Cattedrale, 25 dicembre 2013
25-12-2013


La nascita del Signore ci ha fatto conoscere la bontà e l’amore di Dio per noi. Di fronte a certi fatti a volte noi ci vergogniamo di essere uomini: Dio non si è vergognato di farsi uomo e di mescolarsi tra di noi. Questo vuole anche dire che la natura umana è capace di accogliere Dio: noi cioè possiamo diventare figli di Dio. ‘A coloro che lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio’, dice S. Giovanni. Quindi il nostro problema è solo quello di accoglierlo, di lasciarlo abitare nel nostro cuore, cioè nelle facoltà che ci conducono alla verità e all’amore.


Lasciare fare a Dio nell’indicarci ciò che è bene o è male, ciò che è vero o è falso non significa limitare la nostra libertà, ma affidare la nostra libertà a colui che sa benissimo che cosa stiamo cercando, e vuole impedirci gli errori che abbiamo sempre fatto. Anche perché i nostri errori possono causare sofferenze in tanti altri, quasi non bastassero quelle che vengono da sole.


Pensiamo alle difficoltà dei nostri giorni, che sono sotto gli occhi di tutti. Le più evidenti sono quelle economiche per molte famiglie: la perdita del lavoro, la chiusura delle aziende, la diminuzione di disponibilità finanziaria. Poi ci sono le malattie gravi, i tumori, le malattie della vecchiaia, gli incidenti. Il Natale ci fa sentire il contrasto con queste situazioni, segno che avvertiamo che il Signore è venuto proprio per liberarci da tutti i mali.


Noi preferiremmo non avere bisogno di essere aiutati, perché questo comporta sempre una certa umiliazione. Ma forse si tratta di vedere come il Signore vuole liberarci.


Il nostro primo istinto è quello di reagire cercando di superare le difficoltà che si presentano; e questo fa parte del nostro modo naturale di reagire: non bisogna lasciarsi sopraffare, servendoci dei mezzi di cui possiamo disporre. Questo modo del resto può anche rafforzare la nostra volontà e renderci più resistenti di fronte a nuovi problemi.


Ma vi sono anche limiti e fatiche che non si riescono a vincere, e in questi casi è importante vedere se queste esperienze non possano avere un significato che a noi, fino a quel momento, era sfuggito. È questo un cammino più delicato, ma molto prezioso. In fondo è quello che ha fatto il Signore facendosi uomo per salvarci dal peccato e dalla morte.


Quando facciamo dei sacrifici, stiamo aiutando il Signore a salvare noi e il mondo. Forse non ce ne accorgiamo e facciamo fatica a capire, ma Lui lo sa e questo dovrebbe bastare.


La sofferenza e il dolore, anche se a volte possono suscitare una ribellione, dovrebbero però farci diventare più buoni, perché vediamo quali sono le cose davvero che contano: la pace, l’amore, il perdono, la speranza’ Chiediamo questi doni al Signore Gesù, perché il Natale porti i suoi frutti più preziosi.