[nov 8] Omelia – Messa per i vescovi defunti della Diocesi

08-11-2020

Cari fratelli e sorelle, in questa Eucaristia ricordiamo i vescovi defunti di questa Diocesi di Faenza-Modigliana. Lo facciamo tenendo presente il Vangelo di Matteo (cf Mt 25, 1-13), che indica le condizioni per entrare nel Regno di Dio. Nella parabola del vangelo di Matteo si parla di dieci vergini, destinate ad accompagnare lo sposo alla cerimonia delle nozze. Cinque erano sagge, cinque stolte. Le sagge portano con sé l’olio per le lampade, mentre le stolte no. A mezzanotte arriva lo sposo, e le vergini stolte si accorgono di essere senza l’olio per le lampade. Lo chiedono alle sagge, le quali rispondono che non possono darlo, perché non basterebbe per tutte. Mentre le stolte vanno in cerca dell’olio, arriva lo sposo. Le vergini sagge entrano con lui e la porta viene chiusa. Arrivano le stolte, bussano alla porta, ma ricevono una risposta tranciante da parte dello sposo: «Non vi conosco». Esse rimangono fuori dalla festa.

Cosa vuole insegnarci questa parabola? Occorre tenersi pronti all’incontro col Signore. Non si tratta solo di vegliare, ossia di non dormire, ma di essere preparati con una condotta di vita buona e onesta, operosa. Non bisogna aspettare l’ultimo momento della nostra esistenza per incominciare a lavorare nella vigna per il Signore, per essere suoi con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la vita. Occorre esserlo fin da subito.

Detto altrimenti, ciò che ci prepara all’incontro col Signore e ci consente di partecipare alla sua festa di nozze è un amore colmo di verità. La fede senza la carità rimane sprovvista del dono di sé, dalla dedizione costante al Vangelo e ai poveri. Peraltro, la carità senza la fede perde luce e significato. Solo nella luce della verità, la carità risplende e può essere vissuta pienamente.

La vita dei vescovi defunti per i quali preghiamo oggi – si tenga presente che il ministero apostolico a Faenza è già attestato nell’anno 313 dopo Cristo – è stata, in vario modo, contrassegnata dalla verità della fede e dalla luce della carità. Questa sera desideriamo affermarlo e ricordarlo, in particolare, con riferimento alle Eccellenze Mons. Giuseppe Battaglia, Marino Bergonzini, Francesco Tarcisio Bertozzi.

Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Battaglia, giunse a Faenza come vescovo ausiliare di mons. Antonio Scarante nell’ottobre 1943, nella fase più delicata del secondo conflitto mondiale. Ebbe subito modo di mettere in pratica le sue capacità organizzative, umane e pastorali, dovendo gestire in prima persona (il vescovo Scarante morì in zona di operazioni) la drammatica fase dei bombardamenti e del passaggio del fronte, che martirizzò la città e l’intera Diocesi di Faenza. Si prodigò nella protezione dei civili, coordinando, fra l’altro, un gruppo di sacerdoti che organizzarono un servizio di approvvigionamento alimentare alla popolazione stremata. I suoi meriti furono unanimemente riconosciuti tanto che nel dicembre 1945 venne insignito dalla autorità militari alleate della medaglia d’argento al valore militare.

Nel dopoguerra dovette occuparsi dell’onerosissima opera di ricostruzione, con la maggior parte degli edifici di culto distrutta o gravemente lesionata e le comunità parrocchiali sfollate e disperse. Dette avvio ad una vasta opera di ripristino edilizio e nel contempo ad una riorganizzazione generale della Diocesi, culminata nel 1948 nella celebrazione del Sinodo diocesano, il primo dopo due secoli. Ristrutturò il semidistrutto palazzo vescovile, in cui iniziò a raccogliere le opere d’arte, sia di provenienza locale che lombarda, sua terra d’origine, sia provenienti dalle chiese soppresse, costituendo il primo nucleo del futuro Museo diocesano. Fondò la vecchia Casa del Clero.

Della sua opera dedita alla rinascita della Diocesi faentina, in cui poté sempre contare sul sostegno generoso dei due fratelli brisighellesi, i cardinali Cicognani, l’impresa più impegnativa ed emblematica rimane la costruzione del nuovo monumentale Seminario, inaugurato nel 1953, e che ancor oggi funge da cuore pulsante della vita diocesana. Partecipò a tutte le sedute del Concilio Vaticano II. L’ultima parte del suo lungo episcopato coincise con la prima e convulsa fase post-conciliare.

Sua Ecc. Mons. Bergonzini fu designato alla sede episcopale di Modigliana e, contestualmente, a quella di Faenza in qualità di amministratore apostolico sede plenacon diritto di successione. In tal modo, nella sua persona prese avvio il processo di unificazione della diocesi faentina con quella modiglianese. A mons. Bergonzini toccò il non facile compito di far vivere nella nostra Chiesa locale lo spirito del Vaticano II e di recepirne le costituzioni e le riforme. È risaputo come nelle diocesi italiane tale processo ebbe esiti non del tutto lineari, ma egli mostrò sempre doti di saggia moderazione. Gli anni del suo episcopato coincisero con il tracollo delle vocazioni, che provocò la riduzione degli ingressi in seminario, la chiusura del corso teologico ed il pressoché azzeramento delle ordinazioni sacerdotali.

Il grande impegno dell’episcopato di sua Ecc. Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi fu proteso a delineare un volto moderno della Diocesi, in ciò indotto anche dalla promulgazione del nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983, dalla revisione del Concordato lateranense con lo Stato italiano nel 1984 e dalle nuove norme sugli enti ed i beni ecclesiastici del 1985. Con Bertozzi nel 1986 si giunse all’erezione canonica della Diocesi di Faenza-Modigliana, alla soppressione dei vecchi enti ecclesiastici (chiese parrocchiali e benefici) e all’istituzione delle attuali parrocchie, numericamente più ridotte e dotate di personalità giuridica civile. In applicazione del nuovo sistema del sostentamento del clero eresse l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, il cui compito è quello di integrare le remunerazioni che ricevono i sacerdoti.

Nel maggio 1986 accolse il papa san Giovanni Paolo II nel corso del suo viaggio apostolico in Romagna, primo pontefice a Faenza dopo circa 130 anni.

Dopo decenni di abbandono dette avvio all’oneroso recupero edilizio del complesso del vecchio Seminario e dell’isolato del palazzo vescovile, come pure al potenziamento delle strutture assistenziali della Caritas Diocesana con la realizzazione del Centro diocesano di ascolto e di prima accoglienza. L’impegno nel recupero del patrimonio immobiliare, nell’unificazione delle diocesi di Faenza e di Modigliana e nel riordino degli enti ecclesiastici non lo distolse dalla determinazione di voler mantenere la comunità ecclesiale al passo con i tempi di una società in costante evoluzione mediante un cammino di “aggiornamento conciliare”. In tale prospettiva si colloca la celebrazione del Sinodo diocesano dal 1991 al 1995, i cui atti non a caso recano il titolo “Una Chiesa del Concilio Vaticano II per una nuova evangelizzazione”. Sensibile alla formazione del laicato, nel 1991 istituì la Scuola di formazione teologica nel locale seminario, peraltro interessato da una ripresa delle vocazioni.

I vescovi Battaglia, Bergonzini e Bertozzi riposano in Cattedrale insieme ad altri loro predecessori, in ideale continuità nel ministero apostolico, che li vide veri e propri giganti di fede e carità.

Il Padre, che li avrà già accolti nel suo abbraccio di consolazione e di pace, li colmi del suo Amore. Con loro ricordiamo tutti i vescovi defunti di questa Diocesi, nell’affetto e nella riconoscenza.

                                + Mario Toso