[mag 9] Omelia – I 600 anni dell’Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie

09-05-2021

Faenza, cattedrale 9 maggio 2021.

Sig. Sindaco, Cari Confratelli e consorelle, desidero, fin dall’inizio di questa celebrazione, ringraziare l’Arciconfraternita e il Rettore don Francesco Cavina, per il loro servizio pastorale nel periodo della pandemia e in occasione dei festeggiamenti di quest’anno per la Beata Vergine delle Grazie, patrona della Diocesi di Faenza-Modigliana e della città di Faenza. In questa santa Messa saranno ricordati, in particolare, i confratelli e le consorelle defunti.

Ricordare i 600 anni dell’istituzione della Confraternita, che fu costituita come Arciconfraternita da papa Pio XII in data 17 dicembre 1951, significa considerarne la natura e gli scopi, così come si sono precisati nel tempo. Un breve excursus storico circa l’origine dell’Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie di Faenza è stato stilato, a premessa dello Statuto e del Direttorio, da Mons. Roberto Brunato. Ma il tempo corre e diventa sempre più urgente rinnovare le nostre istituzioni, specie quando esse vedono assottigliarsi il numero degli aderenti e non appaiono più una chiara indicazione vocazionale per le nuove generazioni.

Per parlare del rinnovamento dell’Arciconfraternità muoviamo dal Vangelo di questa domenica in cui è centrale l’invito di Gesù: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv15,12). È amando che si annuncia Dio-Amore: non a forza di convincere, mai imponendo la verità, nemmeno irrigidendosi attorno a qualche obbligo religioso o morale. Gesù, Uomo-Dio, si annuncia incontrando le persone, con attenzione alla loro storia e al loro cammino. Non si parla bene della Madre di Gesù quando si è tristi; nemmeno si trasmette la bellezza di Dio solo facendo bei discorsi. La Madre della speranza si annuncia vivendo nell’oggi il Vangelo della carità, senza paura di testimoniarlo anche con forme nuove di annuncio e di opere.

L’amore di Gesù, come anche di sua Madre, è concreto, è nei fatti, nelle opere, non tanto nelle parole.È un amore costante; non è un semplice entusiasmo. Tante volte è un amore doloroso: pensiamo all’amore di Gesù che porta la croce. In ogni caso, le opere dell’amore sono quelle che Gesù ci insegna nel brano del capitolo 25 di san Matteo. Le parole sono chiare e concrete, come a dire: «chi ama fa questo». È un po’ il protocollo del giudizio finale: ero affamato, mi hai dato da mangiare, avevo sete, mi hai dato da bere, ero carcerato ed ammalato e mi hai visitato.

La vocazione cristiana, dice san Giovanni evangelista, è rimanere nell’amore di Dio, cioè respirare e vivere di quell’ossigeno, vivere di quell’aria, di quella vita che viene dal Padre. Per compiere le opere dell’amore, dobbiamo vivere nel Padre. Dobbiamo cioè compiere un’opera fondamentale, prioritaria: rimanere in comunione col Padre.L’Arciconfraternita, che è un’Associazione privata di fedeli, chierici e laici, nel suo rinnovamento è chiamata a mantenere viva l’unità col Padre. Tra gli scopi, descritti nell’art. 4 dello Statuto, vi è, non a caso, quello di curare la formazionecristiana e la devozione mariana dei suoi membri, affinché la onorino degnamente nelle sue feste. Una tale Arciconfraternita, a motivo della sua identità, è chiamata ad essere naturalmente una Scuola di spiritualità mariana. Già questi sono dueobiettivi importanti, che non ammettono dedizione saltuaria, semplice amore della visibilità, bensì richiedono un serio lavoro in profondità, con la preghiera e l’azione.

Nel contesto odierno potrebbe essere decisivo per la vitalità dell’Arciconfraternita un’azione molteplice: la riproposizione degli scopi e della propria spiritualità mariana, più in sintonia con lo spirito conciliare; una pastorale vocazionale più assidua ed incisiva, in vista della rigenerazione dell’Associazione; l’appoggio ai responsabili per il restauro e il ripristino dell’Oratorio dell’Arciconfraternita: un vero gioiello di fede e di arte. La benedizione e la protezione della Beata Vergine delle Grazie sono il migliore ringraziamento per l’impegno dimostrato  dall’Arciconfraternita nel ravvivarne la devozione, nell’accompagnarne, in tempo di pandemia, l’amata immagine nelle case di riposo e nelle strutture sanitarie. Auguro che la dimensione di fraternità dell’Arciconfraternita, come la figliolanza mariana, possano essere assi portanti della sua vita futura. Oggi, giornata dedicata alla festa delle mamme, Maria ci veda imploranti  il suo aiuto per tutte le nostre mamme.

 

    + Mario Toso