[lug 4] Omelia – Ordinazione diaconale Marco Fusini e Jean Romain Ngoa

04-07-2021

Faenza, Seminario 4 luglio 2021.

Cari fratelli e sorelle,

questa sera invocheremo lo Spirito santo su due nostri fratelli candidati al diaconato. Lo invochiamo perché Egli è l’artefice misterioso e potente di ogni plasmazione del nostro essere secondo Cristo. Lo Spirito potenzierà, eleverà, completerà la loro naturale capacità che li inclina a non essere solo per se stessi ma per gli altri. In particolare, con lo Spirito santo, cari Marco Fusini  e Jean Romain Ngoa, sarete resi più capaci di vivere per gli altri, perché sarete resi partecipi dell’essere per gli altri di Cristo stesso. Vivrete così il vostro essere per gli altri in Cristo e per Cristo, cercando di raggiungere la pienezza del suo amore. Non vivrete più per voi stessi, ma per Colui che è morto e risorto per tutti (2 Cor 5, 14 e ss.). Vivrete per Lui, presente nei fratelli, nella storia, per partecipare alla nuova creazione che Egli ha posto in essere con la sua incarnazione.

Grazie all’ordinazione diaconale sarete costituiti per sempre per Gesù Cristo, per la sua Chiesa, per gli uomini, specie per i più bisognosi. Sarete di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità. Divenire diaconi, dunque, cari Marco e Jean Romain, significa divenire servi di Cristo, della Chiesa, di tutti i fratelli. Non vivrete più per voi stessi, perché vi sarà data una forma di vita per cui sarete chiamati a non appartenervi. Vivrete, in particolare,  per il grande, unico e vero evangelizzatore. Fate, dunque, vostre le parole di Gesù: «Bisogna che io annunci il Regno di Dio…; per questo sono stato mandato» (cf Lc, 4,43). Secondo la missione che vi sarà conferita dal vescovo, avrete il compito di esortare ed istruire nella dottrina di Cristo, guiderete le preghiere, amministrerete il Battesimo, assisterete e benedirete il Matrimonio, porterete il Viatico ai moribondi, presiederete il rito delle Esequie.

Consacrati con l’imposizione delle mani secondo l’uso trasmesso dagli Apostoli e uniti più strettamente all’altare, eserciterete il ministero della carità in nome del vescovo o del parroco.

Rammentate che divenire servi di Cristo, cioè assumere la sua diaconia all’umanità, vuole anche dire condividerne la croce. Questa è la conseguenza ineliminabile della sequela del Signore. Come Gesù non sempre è stato accolto anche voi incontrerete rifiuti ed ostilità.

Ma Gesù rifiutato, come ci dice il Vangelo odierno (cf Mc 6, 1-6), si fa ancora guarigione e continua ad amare senza ritorno. Gesù al rifiuto dei compaesani si stupisce, ma non desiste. Conservate, come il Figlio di Dio, un cuore in fiamme, innamorato di Lui. Siate certi di Dio. Siete sempre chiamati a ricostruire l’affetto per Dio, come era agli inizi, e che il peccato dell’uomo ha fatto svanire. Riportare le persone, i giovani ad avere affezione per Dio, significa ricostruire quella situazione in cui il Padre, come è raccontato dalla Genesi, coabita con l’uomo, va a trovarlo per passeggiare con lui nella brezza della sera (cf Gn 3,8). Dio non va visto come un estraneo, un antagonista del bene dell’uomo. Dio desidera lasciarsi afferrare dall’uomo, dai giovani, dal povero. La vostra missione di servizio include l’impegno di portarli a Cristo. La vostra umanità, resa più bella e luminosa da Cristo, lo farà trasparire in voi. È soprattutto così che diventerete annuncio di Lui. Sarà la maniera più efficace di essere servi di Cristo, facendo capire che il Signore Gesù di cui parlate è realmente presente in voi, ed opera nella vostra vita trasfigurandola.

Sarà la preghiera assidua ad immergervi nell’intimità di Dio, nel profondo dei pensieri di Cristo. Ciò vi renderà capaci di mostrarlo nel suo fascino irresistibile, di parteciparLo a coloro che incontrerete ed accompagnerete nel cammino della vita. La preghiera, con la Parola, vi consentirà di capire la trascendenza e la profondità umana di Gesù. La sua carne, come narrano i Vangeli, ci dice la verità della sua unione con noi in tutto, eccetto il peccato. Egli vive realmente in noi. È più intimo a noi di quanto noi non lo siamo a noi stessi. Cristo è e vive in noi soprattutto con il suo Spirito. La vostra umanità, al pari di quella di Cristo, diventi luogo in cui traspare la bontà di Dio, la sua rinfrancante misericordia.

L’Eucaristia che celebriamo faccia di noi persone vive, ci faccia essere come Cristo: servi dell’Amore di Dio.

                                 + Mario Toso