L’eroicità di Nilde Guerra

Faenza, Basilica Cattedrale 25 novembre 2007
25-11-2007


Con la solennità di Gesù Cristo Re dell’universo si conclude l’anno della Chiesa. Come abbiamo sentito dalle letture, viene messa alla nostra attenzione un aspetto centrale del mistero cristiano, quello stesso che troviamo all’inizio dell’anno liturgico con il tempo dell’Avvento, cioè il nostro destino eterno presso Dio. Giustamente si finisce l’anno così come lo si era cominciato, per dire che tutto segue il progetto di Dio su di noi, dall’inizio alla fine.


Cristo è all’origine di tutto, ‘poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili’; e Cristo è anche il senso di tutto: ‘tutte le cose sono state create in vista di lui’. Per questa ragione Cristo è il re dell’universo, perché tutto viene da lui e tutto converge verso di lui.


Tutto questo appartiene al progetto del Padre, di cui il Cristo è l’immagine visibile. Ma Cristo ha anche meritato il Regno che gli viene offerto dal Padre, mediante il sacrificio della Croce.


Abbiamo sentito nel racconto del vangelo di Luca in che modo Cristo ha meritato di essere il re eterno e universale: ‘Se sei il re dei Giudei, se sei il Cristo salva te stesso”. Ma non era questo il modo voluto da Cristo per mostrare la sua potenza divina; egli stesso aveva detto: ‘Chi vuol salvare la propria vita la perderà’ (Lc 9, 24). Il modo di salvare seguito da Gesù non è conforme alle attese degli uomini, ma è la sorpresa dell’amore divino; non è salvando se stesso che Gesù dimostra di essere il Salvatore, ma sacrificando se stesso per amore del Padre e per amore nostro.


Gesù aveva anche detto: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua’ (Lc 9, 23). In questo modo Gesù ha aperto per i suoi discepoli la possibilità di seguirlo fino a partecipare liberamente insieme a Lui al mistero della umana redenzione. La prima discepola a seguire Gesù sotto la croce è stata sua Madre, che ha dato così la sua collaborazione materna alla nostra redenzione; ma per tutti è possibile fare qualcosa, mediante le proprie sofferenze, completando, come dice S. Paolo, quello che manca ai patimenti di Cristo (cfr Col 1,24).


In coincidenza con la festa di Cristo Re, in questa chiesa cattedrale oggi si venera in modo particolare il Crocifisso, che sintetizza in questa venerata immagine sia il mistero della regalità di Cristo dall’alto della croce (regnavit a ligno Deus), sia l’offerta delle nostre croci quotidiane come partecipazione amorosa alla redenzione del mondo.


In questa giornata così densa di significati per la Chiesa universale e per la nostra Chiesa particolare abbiamo voluto mettere un gesto di ringraziamento al Signore per l’importante passo che ha fatto nei mesi scorsi la causa di beatificazione di Nilde Guerra, con il decreto che ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù. Con questo atto la Chiesa ha concluso un lungo percorso compiuto con tutta la diligenza e l’attenzione necessaria. E’ stata una approfondita ricerca su tutto ciò che riguarda la vita, gli scritti, le testimonianze della Serva di Dio, mediante il processo svolto in Diocesi. In seguito presso la Congregazione per le cause dei santi sono stati esaminati gli atti da persone esperte e responsabili, che hanno riconosciuto la ‘misura alta della vita cristiana’ di questa fedele laica. Il Decreto del 1° giugno 2007, approvato dal S. Padre, ha concluso il percorso della causa sulla eroicità delle virtù della Serva di Dio Nilde Guerra. La via ora è aperta per la beatificazione, che diventa possibile qualora un miracolo attribuito alla sua intercessione portasse quasi una conferma soprannaturale alla decisione della Chiesa. Per questo ora viene chiamata ‘venerabile’, perché può essere venerata e pregata, seppure solo in ambito privato e non con culto pubblico.


Ma in che cosa consiste l’eroicità delle virtù di Nilde Guerra, che la Chiesa ha riconosciuto? Dalle relazioni dei Consultori teologi  che hanno espresso il proprio voto, si può trovare qualche utile indicazione.


Anzitutto essi dicono che il ‘centro della vita spirituale della serva di Dio è l’identificazione con Cristo sofferente’ (voto 2). La croce è al centro della sua spiritualità; questo lo si è visto nella decisa volontà di entrare nella congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, ma soprattutto nel voto di vittima fatto l’8 dicembre 1947, e nel vedere frequentemente l’opportunità di unirsi alla croce di Cristo sia nella sua malattia, sia per la conversione dei peccatori, sia nelle difficoltà dell’apostolato. In questa centralità della croce nella vita spirituale di Nilde risalta la spontanea scelta di uniformarsi alla volontà di Cristo. Scrive in occasione del voto di vittima: ‘Eccomi o mio Gesù, ti offro tutta la mia vita, tutta me stessa perché tu compia in me tutti i tuoi disegni. Fa che mai metta ostacolo alla Tua santa volontà in qualunque modo si manifesti’.


Ma se la croce è il centro, non meno prezioso è tutto ciò che nella vita si è manifestato, a cominciare dalle virtù teologali della fede, speranza e carità verso Dio e verso il prossimo, e dalle virtù cardinali della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, con tutte le virtù connesse. Le varie testimonianze raccolte durante il processo canonico hanno proprio messo in evidenza l’esemplarità della vita cristiana di Nilde, alimentata dalla costante preghiera e da un forte impegno nell’apostolato realizzato nell’Azione cattolica.


A questo riguardo è opportuno fare qualche ulteriore riflessione, mettendo in risalto alcune sottolineature, che meglio fanno capire la singolarità dell’apostolato di Nilde.


Vi è anzitutto  un apostolato che si può chiamare di offerta di tutte le sue sofferenze, finalizzate a sostenere scopi precisi a seconda delle circostanze (per i peccati propri, per quelli dei suoi familiari, per la parrocchia, per i sacerdoti e per la conversione dei peccatori); vi è poi l’apostolato della testimonianza espresso sia nell’ambito dell’Azione cattolica e della parrocchia, sia nel contesto strettamente familiare e degli incontri occasionali con parenti, amici e conoscenti, attraverso anche le numerose lettere. Diceva alle sue beniamine di Azione cattolica: ‘Dobbiamo essere orgogliose di appartenere a questa grande famiglia che lavora, lotta e soffre a fianco del papa per il trionfo di Cristo nel mondo’.


Ma a questo punto dobbiamo chiederci se l’esempio e il messaggio di Nilde Guerra è ancora adatto per il nostro tempo. Sono convinto infatti che il Signore manda i suoi santi in tutti i periodi della storia, per farci capire che la via della santità è possibile in ogni situazione e in ogni tempo. La figura di Nilde Guerra, ha certamente qualcosa di particolare da dire alla nostra Chiesa, ai giovani (la sua vita si è chiusa a 27 anni) e a tutti i cristiani.


Anzitutto anche Nilde è un esempio che mostra la chiamata universale dei cristiani alla santità; le vie per raggiungerla possono essere le più imprevedibili, ma certamente sono quelle che corrispondono alla volontà di Dio. E’ curioso infatti notare che per Nilde è diventata impossibile la vita consacrata in una comunità religiosa, e la via della sua santità è passata attraverso l’impegno dell’apostolato nella vita secolare.


C’è poi un aspetto più misterioso, ma ugualmente prezioso anche per il nostro tempo, che è la partecipazione alle sofferenze di Cristo, mediante le prove accettate liberamente per la salvezza propria e degli altri, mettendo a frutto il valore della sofferenza. E’ il mistero del dolore, che nonostante i grandi progressi dell’umanità rimane una esperienza diffusa, il cui valore non deve andare disperso, ma deve trovare un senso soprattutto mediante la fede di quanti conoscono Cristo. La mancanza di salute, l’impossibilità di realizzare i propri progetti, le sofferenze morali per le situazioni tristi della vita non sono ragioni per disperdere tutto nell’insignificanza, ma possono diventare occasioni per partecipare alla redenzione del mondo operata da Cristo.


Un altro messaggio infine viene dalla vita di Nilde, in ordine al senso della vita, che non è legato al successo esterno ed effimero di una carriera umana, ma piuttosto al bene che in ogni caso si riesce a diffondere. E’ infatti impressionante vedere come in una condizione di salute tanto precaria, Nilde abbia potuto sviluppare una attività formativa e di responsabilità nell’Azione cattolica, non solo parrocchiale, sia con la propria opera, sia mediante una notevole corrispondenza, lei che aveva avuto una preparazione scolastica appena di livello elementare.


Nella convinzione che la Ven. Nilde Guerra è un dono per il nostro tempo, la nostra Chiesa diocesana vuole impegnarsi per fare conoscere sempre meglio la vita e l’insegnamento di questa sua figlia, perché sia accolta come una proposta di speranza di fronte alle difficoltà che oggi incontrano in particolare i giovani e le donne.


Affinché il suo esempio sia più efficace, noi chiediamo al Signore anche la glorificazione di Nilde davanti alla Chiesa mediante la sua beatificazione; e a questo scopo sarà nostra cura cogliere le occasioni opportune per chiedere, mediante la sua intercessione, il segno del miracolo.


Nel maggio del 2009 si compiranno 60 anni dalla morte di Nilde Guerra; vogliamo fin d’ora prepararci a quell’appuntamento attraverso la diffusione della sua conoscenza, e facendo tesoro del dono che mediante la Ven. Nilde il Signore ha fatto alla sua Chiesa.


In questo modo anche noi lavoreremo per la diffusione del Regno di Cristo, che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.