[dic 18] Omelia – IV Domenica di Avvento – Clinica san Pier Damiano

18-12-2022

Faenza, Clinica san Pier Damiano 18 dicembre 2022.

Tra i testimoni che ci accompagnano al Natale appare Giuseppe, mani callose, cuore aperto a Dio. Egli è un mite, che parla poco, ama lavorando con tenacia. Giuseppe uomo concreto, ma anche sognatore. Pur tra dubbi – Maria si trova incinta e pensa di ripudiarla in segreto: se la denuncia rischia la vita – e insoddisfazioni, egli ama sicuramente la sua promessa sposa (cf Mt 1, 18-24). Ciò che lo rafforza nel suo amore è un sogno. Dio accompagna Giuseppe, lo consola e lo sostiene nelle sue decisioni con un sogno. Giuseppe, al quale appare in sogno un angelo del Signore, fa proprio il sogno di Dio sul mondo. Dopo che l’angelo del Signore lo visita i sogni di Giuseppe sono quelli di Dio. Giuseppe si pone a disposizione del progetto di Dio che intende salvare il mondo con l’invio di suo Figlio sulla terra, nell’umanità, mediante la sua venuta nella carne, affinché Dio sia con noi.

Quanto abbiamo bisogno anche noi di sognare con Dio! Non c’è nulla di meglio del Messaggio della Giornata mondiale della pace 1° gennaio 2023, che è stato reso noto in data 8 dicembre, per aiutarci a divenire sognatori come Giuseppe nel mondo di oggi. Il Messaggio ci sollecita a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nella rassegnazione ma ad essere come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba nuova. Dobbiamo essere svegli nel cuore della notte rappresentata dal Covid-19, che ha destabilizzato la nostra vita quotidiana, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti. Nel vortice delle sfide, in una situazione che non era del tutto chiara neanche dal punto di vista scientifico, il mondo della sanità si è mobilitato per lenire il dolore di tanti e per cercare di porvi rimedio. Allo stesso modo le Autorità politiche, che hanno dovuto adottare notevoli misure in termini di organizzazione e di gestione dell’emergenza. Dopo tre anni, è ora di prendere un tempo per interrogarci, imparare, crescere e lasciarci trasformare, come singoli e come comunità.

Di certo, avendo toccato con mano la fragilità che contraddistingue la realtà umana e la nostra esistenza personale, possiamo dire che la più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo. È urgente dunque ricercare e promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana. Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace. Nel nostro mondo che corre a grande velocità, molto spesso i diffusi problemi di squilibri, ingiustizie, povertà ed emarginazioni alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre.

Mentre, da una parte, la pandemia ha fatto emergere tutto questo, abbiamo potuto, dall’altra, scrive papa Francesco, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza.

Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali.

Al tempo stesso, nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità. Abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante.

Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23).

Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune.

                                              + Mario Toso