[dic 16] Omelia – Messa per l’Anspi a Errano

16-12-2022

Errano 16 dicembre 2022.

Siamo qui per festeggiare l’ANSPI o per festeggiare Gesù che viene? Siamo qui per festeggiare tutti e due. Ma al primo posto dobbiamo porre la festa a Gesù che viene. Perché solo così potremo vivere bene l’ANSPI, in modo da non mancare i suoi obiettivi, in modo da scegliere bene il percorso o i percorsi specifici da attivare nella propria zona, in modo da non fare mancare nelle varie aree di attività un’alta tensione spirituale da parte degli animatori, la passione educativa.

La vostra associazione, con gli oratori e i circoli, gode di una organizzazione sperimentata.  Non le mancano gli strumenti culturali. Ho avuto tra mano i sussidi, fatti di schede ben articolate nel quadro dell’educazione, della formazione e dell’animazione. Questa sera siete riuniti come ANSPI zonale. Fate, dunque, parte di una famiglia più ampia. Va detto che assieme al CSI rappresentate delle associazioni vitali, che per le nostre comunità parrocchiali, oratoriane e per i nostri circoli siete una grande potenzialità. Riunite tanti giovani non in una maniera qualsiasi.

Perché dobbiamo assegnare il primo posto a Gesù che viene tra noi? Perché l’ANSPI non è fine a sé stessa. In cima a tutto essa pone la testimonianza di Cristo, uomo nuovo, che ci porta l’Amore di Dio. Come suggerisce il Vangelo di oggi (cf Gv 5, 33-36) dobbiamo comportarci come persone che testimoniano la vita nuova – vita di figli e di fratelli – che il Figlio di Dio, incarnandosi in ciascuno di noi, ha posto dentro di noi come un germe destinato a crescere.

Se noi ci dimentichiamo di Gesù, secondo la cui immagine siamo strutturati, l’ANSPI perde la sua anima, il suo cuore. Diventa un’associazione come tante altre, che mirano a crescere professionisti nello sport, nelle attività atletiche, ma non professionisti in umanità.

Il Natale che ci concentra su Gesù che viene, mira a farci crescere come persone che non gonfiano il proprio io sino ad esserne pieni e non lasciare nessun posto agli altri, soprattutto a Dio. Quando succede che ci si applica a pensare solo a sé stessi c’è il pericolo di pensarsi come a dei divi, di replicare quel tipo di umanità che stiamo sperimentando in questo tempo di guerra tra Russia e Ucraina. Ossia un’umanità inconscia del proprio essere, della propria identità. I due popoli coinvolti in una guerra insensata sono popoli cristiani, ossia popoli che celebreranno, ancora una volta, il Natale. Domandiamoci: lo potranno celebrare con verità? Il Padre ha mandato il suo Figlio perché lo testimoniasse con opere d’amore e di verità, e non di violenza, di sopraffazione. Anche noi siamo chiamati a testimoniare il Padre e il suo Figlio con opere d’amore e di pace, quali persone fatte per amare e per essere artigiani di pace.

Perché il fuoco che il Signore è venuto a portare non riscalda ancora i nostri cuori e non li mobilita, con slancio e bramosità di bene, nell’opera congiunta della costruzione diuturna della pace? Forse, in noi non c’è desiderio di Dio. Il nostro cuore è pieno di tutto e non c’è posto per Lui, che viene con splendore a visitarci, per farci dono di Lui stesso amore infinito, senza tramonto. Forse, in noi non c’è conversione vera e profonda. Forse, non vogliamo che Dio abiti in noi, con noi. Il nostro io si è ingrandito a dismisura, al punto che ci riempie con tutto sé stesso e non lascia spazio per Colui che ci ama e si fa uno di noi per dirci quanto ci ama perdutamente. Perché il nostro cuore e il nostro spirito non vibrano più per Colui che è Signore-nostra-vita, Signore-nostra-giustizia, Signore-nostra-pace? Siamo, forse, impazziti? Di fronte al Signore che viene a visitarci possiamo rallegrarci solo mediante una conversione che fa ritrovare noi stessi secondo quell’immagine secondo cui siamo fatti. Non dimentichiamo che per far spazio in noi, nel nostro io, all’umanità nuova, abbiamo come via la frequenza del sacramento della Riconciliazione. Cari animatori, cari giovani non dimentichiamo la buona pratica o, meglio, il sacramento che ci rigenera e ci fa persone nuove, capaci di amare come ama Gesù.

                                                                + Mario Toso