Cotignola, 4 dicembre 2022.
Cari fratelli e sorelle, sono felice di essere qui a ricordare il Beato Antonio Bonfadini in occasione della sua nascita al cielo – morì nell’ospizio dei pellegrini di Cotignola il 1° dicembre 1482 – e a circa dieci mesi (1° marzo 2022) dal decreto di erezione a santuario diocesano della cappella a lui dedicata. Il Beato o il Santo – così tutti i cotignolesi lo chiamano -, lo ricordiamo, in modo particolare, per il suo ardore apostolico. Entrato nell’ordine francescano dopo i quarant’anni, si dedicò a diligenti studi e al ministero della Divina Parola. Predicatore eloquente ed appassionato, non solo a Ferrara di cui era originario ma anche in tutta la Romagna, partì missionario per la Terra santa. Ritornò logoro in patria. Risalendo l’Italia giunse a Cotignola. Qui, pur stanco e allo stremo delle forze, accettò volentieri di annunciare la Parola di Dio. Consumato ed ammalato spirò poco tempo dopo. La sua vita fu segnata da prodigi. Tuttora il Beato è venerato ed amato. Il suo culto si conservò nei secoli finché un decreto pontificio lo riconobbe ufficialmente in data 13 maggio 1901.
La sua figura di francescano e di missionario ci richiama Giovanni Battista che in questa seconda domenica di Avvento il Vangelo di Matteo ci presenta come Colui che predica nel deserto: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 1-12). In tale esortazione si trovano tre annunci in uno. Il primo afferma: esiste un regno, costituito da cieli nuovi e terra nuova. È un regno composto da un mondo nuovo che preme per venire alla luce. Il secondo annuncio aggiunge che un tale regno è già incamminato. Ha fretta di giungere a noi, di entrare nella nostra esistenza.
Sia Giovanni sia il profeta Isaia, che aveva predetto la predicazione di Giovanni, non dicono cos’è di preciso. Dicono, però, dov’è. Dove? Il Regno, costituito da cieli nuovi e terra nuova, è vicino, è qui. Perché? Il Pellegrino eterno ha camminato molto. È questa una bella immagine che allude al lungo viaggio intrapreso dal Figlio di Dio che si incarna nell’umanità. Il suo esodo da Dio sta per approdare qui: alla radice del nostro vivere, nella nostra storia, al centro del nostro cuore. Egli si fa intimo a noi con il suo Spirito d’amore. Ci battezzerà, cioè ci renderà capaci di un amore superiore. Ci immergerà dentro il mare di Dio: un Dio comunità d’amore. Ci avvolgerà, ci impregnerà della sua vita, in ogni nostra fibra. Egli sarà più intimo a noi – dirà sant’Agostino – di quanto noi non siamo intimi a noi stessi. Il terzo annuncio completa i precedenti: «Convertitevi». Detto altrimenti, mettete in movimento la vostra vita. Cambiatela. Giratevi verso la luce che viene e che ingoia il buio, il male. Non siate collusi con l’illegalità, con la violenza e la sopraffazione. Lottate per il bene. Costruite la pace.
Sia Isaia sia Giovanni usano lo stesso verbo, sempre al presente: «Dio viene». Non: verrà, un giorno; oppure sta per venire, sarà qui tra poco. Viene. Dio che viene ora, ovvero Gesù, intende insediarsi al centro della nostra vita, delle nostre famiglie e comunità, come un re sul trono, nelle connessioni tra i viventi dell’universo, tra l’uomo e il creato. Il vangelo di Matteo, attraverso il messaggio forte di Giovanni il Battista, uomo coerente e coraggioso, ci comunica la verità dell’Incarnazione del Signore Gesù nell’umanità, nella nostra vita, nella storia. Incarnandosi, congiunge la sua divinità alla nostra vita umana. Ci divinizza. Si pone in noi. Con il suo Spirito d’amore ci struttura a tu, ci rende figli nel Figlio, sicché amiamo in Lui, con Lui, per Lui. Con Lui viviamo e con Lui collaboriamo a realizzare cieli nuovi e terra nuova. Il Regno che viene ad impiantare Gesù su questa terra non è un regno come quelli terreni, bensì un regno di relazioni d’amore, di dono. È il Regno di Dio, fatto dalla comunione degli uomini e delle donne con Gesù e tra di loro; modellato dalle loro attività, pervase dall’amore donato dallo Spirito che trasfigura, umanizza le relazioni interpersonali e le istituzioni, trasforma in giardino la terra.
Cari fratelli e sorelle, con la seconda domenica di Avvento i nostri occhi vengono aperti ad una realtà profonda che, grazie allo Spirito di Dio e di Cristo, è seminata nell’umanità, abita in noi ed è radice della fraternità e della pace. Il Verbo di Dio si fa carne. La bellezza, la bontà, la giustizia si fanno umanità. Il beato Bonfadini ci aiuti ad essere tutti missionari, a preparare la via del Signore per le nostre famiglie, le nostre comunità, le organizzazioni e le aggregazioni, i giovani. Ci aiuti ad accendere nel mondo il fuoco di amore di Gesù Cristo. Dio potrà così giungere a casa nostra, nelle nostre vite, ove operiamo come principio di vita nuova.
+ Mario Toso