Omelia per la COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Faenza, 2 novembre 2018
02-11-2018

Cari fratelli e sorelle, ieri nella solennità di tutti i santi abbiamo riflettuto su quello che siamo: siamo una grande e sconfinata comunione. Formiamo la comunione dei santi del cielo e della terra. E ciò grazie a Cristo, del quale facciamo parte, formando il Corpo mistico che è la Chiesa. Venendo a celebrare l’Eucaristia qui, nel cimitero, come Chiesa viviamo l’affetto delle comunità cristiane per i defunti, per coloro che dormono il sonno della pace, in attesa della risurrezione del corpo.La comunità ecclesiale genera, mediante il battesimo e la Confermazione, e con tutti gli altri sacramenti, nuovi figli per la famiglia di Dio. Si tratta di una moltitudine sconfinata di credenti di ogni nazione, razza e lingua (cf Ap 7,9), che formano un unico popolo, composto: da coloro che sono già giunti, secondo anche l’immagine di sant’Agostino, nella città santa, la Gerusalemme celeste, ove esultano alla presenza di Dio Padre e del Figlio Risorto e Glorioso; da quelli che attendono di entrare in essa dopo la purificazione dei peccati; e da tutti noi, pellegrini sulla terra. Una grande teoria di persone che attraversano i tempi e gli spazi per stabilizzarsi nella esultante comunità dell’Amore della famiglia di Dio, la Trinità.

La Chiesa, che è madre, coi suoi figli pellegrini su questa terra, si reca in questi giorni, in maniera comunitaria, presso i cimiteri o i dormitori, ove sono custodite e venerate le spoglie mortali di tanti fratelli e sorelle che sono vissuti e vivono in comunione con noi e le cui anime – come dice la Scrittura – «già sono nelle mani di Dio» (cf Sap 3,1).

In questa Chiesa e in questo cimitero, cari fratelli e sorelle, siamo venuti per onorare e ricordare i nostri defunti con una preghiera collettiva. Qui compiamo ed offriamo atti di fede, di speranza e di carità. Qui professiamo la nostra fede: «il terzo giorno Gesù è risuscitato, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine». Qui pronunciamo: «aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». Qui viviamo l’amore di Cristo che è venuto per essere nostro cibo e viatico nel cammino verso la intramontabile luce di Dio, per aiutarci a trasfigurare la terra che attraversiamo, per sconfiggere la morte, e per trasferirci, resi immortali, nel suo Regno di amore.

Con una partecipazione corale al sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna e, ancora una volta, sperimentare la più profonda comunione tra noi, che siamo in questo mondo e coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede, in attesa di ritrovarci insieme. Saremo ancora, sia pure in maniera diversa, chiesa domestica unita alla grande famiglia di Dio. Grazie a Gesù Cristo, il pontefice massimo che unisce la sponda della mortalità con quella dell’immortalità – Egli è Uomo-Dio – le nostre suppliche e preghiere possono giungere ai nostri cari. Nella santa Messa, in cui facciamo memoria della morte e risurrezione di Cristo, assumendo la medicina di immortalità che è Cristo stesso, viviamo nei confronti dei nostri defunti non solo una tenerezza individuale, personale. Grazie a Cristo, che ci unisce nel suo Corpo, viviamo una tenerezza comunitaria: ossia la tenerezza di un popolo; una tenerezza ampliata, senza confini, perché vissuta in quella di Dio Padre, Figlio e Spirito santo. Mediante l’Eucaristia viviamo un amore non semplicemente umano ma divino.

Celebrando il sacrificio eucaristico non onoriamo da soli i defunti. Tutta la Chiesa, assieme a noi, fa giungere ai defunti il suo affetto e la sua solidarietà. Che mistero! Che consolazione! Che fortuna per noi cristiani. Anche se noi ci dimenticassimo dei nostri defunti, la Madre, che è la Chiesa, che a differenza dei suoi figli terreni non diviene arteriosclerotica, continuerà, sino alla fine dei tempi, a pregare per i defunti, senza fine. In un mondo in cui le persone sono diminuite nella loro dignità, sono scartate e quasi rimosse da prepotenti gesti di autoaffermazione solitaria, è davvero rasserenante pensare che continueremo ad essere ricordati e, in un certo senso, tenuti sulle ginocchia di quel popolo che Dio  ha costituito come comunione, famiglia.

L’Eucaristia è un momento unico, che ci fa sperimentare nei confronti dei nostri parenti defunti una commozione e un’empatia collettive e senza pari. Tutti ricordiamo non solo i defunti della nostra singola famiglia, bensì tutti i defunti. Siamo riconoscenti a tutti i defunti, perché grazie ad essi siamo stati resi partecipi della comunità cristiana, la comunità che comprende tutti i popoli della terra,  e in cui ognuno di noi è stato accolto e cresce. Lo sappiamo: non possiamo crescere da soli nella fede. La nostra fede cresce nella comunità, con la comunità, ossia grazie al dono di una comunione più ampia di quella semplicemente famigliare. Noi cresciamo come credenti in una comunione di persone, che è tale grazie alla nostra comunione con Cristo.

Davanti ai resti mortali dei nostri parenti è naturale che ci invada, con le lacrime, un mondo di emozioni, sentimenti d’affetto. Ricordiamo il loro amore per noi, le cure di cui ci hanno circondato, il bene che ci hanno voluto per farci crescere capaci di vero, di dono e di Dio. In un modo simile, le nostre comunità qui rappresentate, davanti a tutti i defunti si inteneriscono, provano riconoscenza per coloro che hanno piantato il Vangelo nelle nostre vite e nelle nostre comunità. Siamo grati a tutti i nostri fratelli defunti per averci aiutati a crescere come popolo ove la vocazione di servire le persone e Dio è un distintivo divino. Le preghiere per i nostri defunti rivolte a Cristo ci facciano crescere sempre di più nella comunione dei santi. Il ricordo dei nostri defunti ci restituisca alle nostre famiglie e alle nostre comunità cristiane orgogliosi e rinfrancati per aver sperimentato, ancora una volta, la forza potente della comunione dei santi, comunione tra noi e con Cristo. Tramite tale comunione possiamo beneficare i nostri defunti ed essere, a nostra volta, beneficati da loro. Maria, Madre della Chiesa, della comunione tra noi e con Cristo, ci protegga e ci accompagni nel nostro cammino verso la città santa, la nuova Gerusalemme.

+ Mario Toso