[apr 5] Riflessione – Via Crucis cittadina

05-04-2023

Durante la via Crucis cittadina abbiamo pregato Gesù che entra nella morte per amore nostro. Con la sua incarnazione assume tutto dell’uomo, anche il momento finale della nostra esistenza terrena. Il Verbo fattosi carne entra nella morte per essere come noi, con noi, per aiutarci a passare il tunnel buio della morte, per aiutarci a superarla, prendendoci entro il vortice della sua risurrezione e renderci partecipi della sua pienezza di Vita.

La croce di Gesù Cristo è per noi credenti un segno: non solo di morte, ma soprattutto di vita, di vittoria del bene sul male, della risurrezione sulla morte. È segno della lotta di Gesù contro ciò che ci distrugge, nonché segno del suo impegno per costruire una nuova umanità, che vive in comunione con Dio e con i fratelli.

Abbracciando la croce, portandola, cadendo più volte sotto il suo peso, venendo crocifisso su di essa, morendo ed emettendo il suo Spirito, Cristo conclude il suo combattimento. Si tratta di un combattimento particolare, bifronte, avente due facce. Infatti, Gesù mediante un tale combattimento, da una parte si oppone al Maligno, principe del male, e al peccato sino a morire (cf FRANCESCO, Gaudete et exsultate [=GE], n. 159), dall’altra ci insegna la via per essere persone nuove, che crescono ad immagine del Figlio di Dio e sono protagoniste di una nuova creazione. Gesù lotta con tutte le sue forze, sino a morire, per consentire a noi di essere più vivi e più umani: di essere uomini e donne capaci di rifiutare la violenza, di perdonare, di costruire ponti tra i popoli; di essere una moltitudine di testimoni della verità, di essere umanità che risponde finalmente all’amore di Dio Padre. Morendo con le braccia spalancate egli è il nuovo Sacerdote, la nuova umanità che si offre al Padre non con sacrifici di animali, ma sé stessa. Il Padre non desidera il sangue di agnelli o di altri animali bensì noi, il nostro amore di figli, di figlie.

Gesù sulla croce ci mostra, dunque, uno stato permanente della vita cristiana, quello del combattimento contro il male, il peccato, l’ingiustizia, la divisione e, nello stesso tempo, quello del combattimento o della lotta per il bene, per la costruzione di una umanità fraterna, conviviale, pacifica.

Dio ancora oggi guarisce l’umanità che combatte guerre, la terza guerra mondiale a pezzi. Il Figlio di Dio ci libera non mediante coercizione o azioni vendicatrici, ma con la forza di un Amore, che si dona fino all’estremo e perdona. In Gesù Cristo, che sale spoglio sulla croce, Egli presenta al mondo la nuova umanità e contrasta la violenza con le armi del perdono che risana e riconcilia. Nel Figlio, che si immola, il Padre fa uscire ogni uomo e ogni popolo dal tunnel dell’odio e della violenza. Colma l’umanità con il dono del suo Spirito, con la sua vita d’amore. Così risignifica la storia dell’umanità. Ne cambia il corso senza l’appoggio degli eserciti.

Mentre viene catturato, ordina a Pietro: «Rimetti la spada nel fode­ro, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?» (Mt 26,52-54). Con queste parole, Egli vuole interrompere la spi­rale di violenza che si sta abbattendo su di lui. Alla violenza risponde con la nonviolenza. È profondamente consapevole dei rapporti aggressivi, che determinano le strutture della realtà esistente: la violenza chiama violenza; chi pratica violenza subisce violenza e, facilmente, mette in atto altra violenza. La catena si interrompe solo rinunciando alla violenza. Ma ciò non implica subirla con passiva rassegnazione. Si ri­nuncia alla violenza non perché si è impotenti ‒ Gesù non è in­difeso. Ha a sua disposizione un enorme forza d’amore e di perdono, contro la quale la violenza terrena non potrebbe che in­frangersi. Con la forza dell’Amore e del perdono che ci dona, indirizza il corso della storia umana verso una non violenza attiva e creatrice. L’umanità è sospinta da Cristo ad un’esistenza di comunione con il Padre e con i fratelli: l’uomo è essere per la pace e non violenza attiva e creatrice di un nuovo mondo.

La croce di Gesù è denuncia della violenza, non accettazione passiva di essa. È sollecitazione ad un impegno d’amore, di giustizia, di pace. La croce è segno del dono totale di sé nella costruzione di un mondo nuovo, pacifico, anticipo del Regno di Dio. Vi ripropongo le parole di san Pier Damiani, che mi sembrano molto pertinenti per il nostro tempo e che vi ho ricordato per augurare la Buona Pasqua: «O croce beata, in te la morte cruenta mentre uccide è uccisa, l’autore stesso della morte è annientato, agli uomini è restituita la vita che era perduta» (Sermo XLVIII, 14).

Signore Gesù Crocifisso aiutaci a vivere il tuo Amore potente ed incandescente. Fa che lo possiamo donare a tutti.

+ Mario Toso