Osservanza di Faenza ed esequie: le ragioni di un cambiamento

Dal 1° luglio, a norma del diritto canonico, sarà obbligatorio celebrare le esequie in una delle parrocchie della città e del territorio a scelta, mentre nella chiesa dell’Osservanza sarà possibile celebrare le esequie a discrezione del parroco competente.
Si tratta di una fase transitoria che terminerà il 1° gennaio 2023. Pertanto, dal 1° gennaio 2023 all’Osservanza si svolgeranno le esequie solo in via eccezionale, mentre la chiesa, priva dell’Eucaristia, resterà come luogo di preghiera personale.

Le ragioni immediate

Nel 1816 il Comune deliberò lo spostamento del Camposanto dalla zona di Borgo S. Rocco, fuori porta Ravenna, all’antica Osservanza, fuori porta Montanara, dove stavano ancora i frati Francescani Osservanti, iniziando un quanto mai alterno e stratificato rapporto tra servizio religioso-custodia del Cimitero e presenza religiosa stessa. Il 2 gennaio 1867 i venticinque frati, che fungevano da cappellani e custodi, lasciarono per sempre la loro sede per la soppressione degli Ordini religiosi, compiuta dal neonato Regno d’Italia. Nel tempo il clero diocesano, ma anche i frati Cappuccini, si sono alternati nel servizio. Tuttavia le antiche abitazioni, tipo le canoniche, che erano presenti nel passato, hanno subito cambiamenti d’uso che ben si possono comprendere. Sicché negli ultimi cent’anni il cappellano non abitava più nei locali del cimitero, a fronte di una somma annua versata alla Chiesa come contributo per il servizio svolto in chiesa, di proprietà del Comune di Faenza.

Questo meccanismo, di un certo equilibrio, ha incominciato a divenire difficile per la mancanza del clero che potesse svolgere questo servizio sia religioso come anche di custodia, così che la presenza dei presbiteri si è ridotta al solo momento delle esequie e tutto il resto è stato garantito da personale laico, che veniva rimborsato per il servizio utilizzando i contratti previsti dalla legge. Purtroppo certe spese gravanti sulla gestione e le spese gravanti sulla Diocesi, specie a partire dalle nuove leggi emanate alla fine del 2021, hanno fatto toccare con mano l’insostenibilità economica del servizio, così come era stato organizzato in questi anni, presso la chiesa dell’Osservanza.

La stessa situazione si verifica per le altre chiese che, invece, a differenza di quella del cimitero, sono di proprietà ecclesiastica. Infatti, la progressiva riduzione del clero comporta la dolorosa decisione di chiudere queste Chiese al culto ordinario, per riservarle a occasioni molto ridotte di preghiera. Certamente la più larga comunità civile fa fatica ad accorgersi che non solo sono precipitate le vocazioni, sia secolari che religiose, ma che anche in seguito ai grandi cambiamenti sociali ed economici, la Chiesa non è più in grado di mantenere economicamente tutte le immense strutture che ha in proprietà o in affidamento da parte di Enti pubblici. Il caso più clamoroso è quello di conventi e monasteri, specie femminili, che, dopo secoli di presenza e onorato servizio, sono chiusi e attendono una difficile soluzione, mentre tetti e infissi vanno in progressiva crisi.

Le ragioni più profonde

Indubbiamente si erano create abitudini e comodità: le esequie si tenevano all’Osservanza e di lì al camposanto il passo è breve.
Con il progressivo distacco dei fedeli dalle loro rispettive parrocchie di appartenenza si è anche allentato il senso di appartenere a una “famiglia” parrocchiale, cosa su cui nel passato recente non si transigeva. Non cito solo il fatto di scegliere una parrocchia piuttosto che un’altra, ma di non sentirsi legati ad alcuna appartenenza. Specie questo ultimo aspetto va a colpire direttamente uno dei fondamenti della Fede cattolica, ossia che Gesù ha fondato una Chiesa in cui ci si possa riconoscere e condividere la fede, la speranza e la carità. È vero che io appartengo alla Chiesa universale, ma appartengo anche a una Diocesi e a una parrocchia in cui questa stessa Chiesa vive e sussiste. Questo binomio non si può rompere, come non può esistere un albero senza la terra e le radici: avete mai visto un albero eradicato che vaga per il mondo? Così sarebbe un cristiano senza una comunità di riferimento. Per questo è importante che tutti i sacramenti della Fede e anche la preghiera di suffragio siano radicati nella propria Chiesa.

I parroci della città hanno perciò previsto che le esequie si possano fare in qualsiasi parrocchia a scelta della città e del territorio, dove i fedeli di fatto hanno vissuto la loro esperienza di fede. Ci vorrà più tempo? Può essere, ma in verità la preghiera non può avere queste motivazioni, del resto le frazioni che hanno di solito la loro chiesa parrocchiale e il loro cimitero, solitamente funzionano così e nessuno si è mai lamentato. Certamente quando abbiamo delle abitudini è difficile cambiarle, anzi nella nostra mente divengono quasi un diritto. Allo stesso modo finché ci sono i nonni ogni domenica è assicurata la tavola apparecchiata e fumante, ma quando loro non ci sono più tutto diventa più difficile perché la dedizione e la gratuità sono un dono, frutto del sacrificio delle persone, di cui non ci accorgiamo facilmente. Allo stesso modo sacerdoti e laici con generosità ci hanno assicurato per moltissimo tempo un largo servizio, ma scomparsi loro e cambiati i tempi toccherebbe a ciascuno di noi prendere il loro posto per avere ancora la tavola apparecchiata e fumante, ma credo che sarebbe piuttosto complicato. In ogni caso dovremmo solo dire: grazie per il vostro grande servizio, anche se ora devo seguire strade diverse.

Mariano Faccani Pignatelli