OMELIA per le esquie di padre GIULIANO GORINI

Faenza, Basilica cattedrale - 11 maggio 2016
11-05-2016

Accogliamo oggi le spoglie mortali di p. Giuliano Gorini, missionario della Consolata, che ritorna a Faenza per rimanervi in attesa della Risurrezione.

Nato nella nostra Città entrò nel Seminario minore di Faenza e a 15 anni passò nelle Missioni della Consolata. Divenuto sacerdote andò in America a studiare, dove raggiunse i titoli per essere Direttore di scuola. In seguito fu inviato in Kenya per insegnare e poi per dirigere una scuola della Consolata.

Nel 1991 istituì a Rumuruti, nel Nord del Kenya, una Scuola superiore per i ragazzi delle tribù nomadi di quei territori. La cosa fu possibile con il determinante aiuto di don Gino, che P. Gorini era venuto a cercare per dirgli: “Devo fare una scuola, ma non ho un soldo”. Don Gino gli disse di andare avanti e in tre mesi trovò a Faenza i mezzi per comprare il terreno e costruire la scuola, che anche in seguito fu sostenuta con l’aiuto determinante dei faentini. Questa collaborazione ha raggiunto lo scopo che P. Gorini si prefiggeva come missionario: mettere insieme i figli di diverse tribù che tra loro avevano continui scontri, per insegnare a vivere in pace, e nello stesso tempo formare dei leaders per il loro paese.

Lo spirito missionario di P. Gorini si è rivelato anche nelle vocazioni al ministero sacerdotale e missionario uscite da quella scuola (una trentina in 25 anni) e una decina di battesimi ogni anno. La Scuola superiore, che fu dedicata a Maria Madre delle Grazie, diventò subito una eccellenza qualificandosi tra le prime scuole del Kenya, tanto che più del 90% dei suoi allievi superava la prova di ammissione all’università. E tra gli ex allievi, oltre a vari ruoli dirigenziali e professionali può già vantare un ministro nel governo nazionale.

Ho voluto ricordare l’opera missionaria di P. Gorini, perché questa è un tutt’uno con la sua vita, spesa con fede e amore per il bene dei suoi ragazzi e con tanta generosità. Per questo si può comprendere la fatica che all’inizio del 2015 egli ha fatto a rientrare in Italia, per motivi di età e di salute.

La Parola di Dio ci ha invitato a considerare nella fede la testimonianza di questo nostro fratello, che ha fatto onore al nome di Faenza dovunque è andato. Il messaggio delle Beatitudini che abbiamo ascoltato nel Vangelo è la trama della vita di P. Giuliano, seguita con convinzione e senza paura, a cominciare da una povertà di vita impressionante, come possono attestare coloro che hanno visto il suo alloggio nella missione. Guidato dall’educazione ricevuta in famiglia, soprattutto dalla mamma Rosa, incoraggiato dalla parola e dall’esempio dell’amico don Gino Montanari, che gli diceva: “t’è bota!”, P. Giuliano è andato avanti con determinazione, forte della promessa di Cristo per i miti, i misericordiosi e gli operatori di pace.

Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno”. Si può immaginare che non tutto è stato facile nemmeno per P. Giuliano. Non sono mancate le gelosie di fronte al successo della sua scuola, i furti e le aggressioni. Eppure oggi è migliorata la convivenza pacifica tra quelle tribù, tanto che gli ex allievi, che sono di tribù diverse, hanno fatto un’associazione per aiutare la scuola, perché altri giovani possano formarsi e far crescere il proprio paese.

Il coraggio di P. Giuliano non aveva altro scopo che amare il prossimo, perché Cristo ha amato noi fino a dare la vita. Ce lo ha ricordato San Giovanni: “In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3,16). Perché l’amore è contagioso, e P. Giuliano ha coinvolto tanti faentini che in vari modi hanno condiviso la sua missione. Sentiamo anche noi oggi qualcuno dire: “Bisogna aiutare gli africani in Africa”. P. Gorini non solo lo ha fatto, ma ha fatto vedere che è possibile. Mi auguro che i faentini vogliano continuare a sostenere la scuola di Maria Madre delle grazie a Rumuruti in Kenya, non solo perché è la scuola di P. Gorini, anche se ora è diretta da un Padre della Consolata suo ex alunno, ma anche perché è questo un modo concreto di dare un aiuto vero a quei popoli.

Maria Madre delle Grazie, accogli accanto a te P. Giuliano, che la morte ha ghermito nel giorno in cui qui a Faenza si concludeva la tua festa, e mostragli dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce vergine Maria.