Omelia per la Festa di Santa Chiara

11-08-2017

Care sorelle e fratelli, la festa di santa Chiara è l’occasione per meditare sul suo e nostro legame con Gesù Cristo. Tutti i santi e le sante coltivano in maniera intensa la propria immedesimazione a Lui. Nella storia della Chiesa troviamo sante e santi che, con la loro vita esemplare, ne narrano con eloquenza l’impegno a servizio della salvezza, della divinizzazione dell’umanità, a seconda dei tempi e dei contesti socio-culturali. In un tempo più vicino a noi, è stata data struttura e istituzionalità alla vita secolare, ossia alla vita di chi, pur non vivendo in clausura, custodisce la contemplazione e si consacra a Dio, mettendo tutto se stesso, a servizio del Regno, mediante la professione dei consigli evangelici, nel tessuto sociale e storico in cui è posto. I membri degli Istituti secolari, laicali o clericali, abitano luoghi informali, normali, seminati nel mondo, così che la Buona notizia possa arrivare più facilmente negli angoli più remoti, in ogni struttura, in ogni realtà.

In breve, cambiano i modi di testimoniare l’amore di Cristo, ma uno, e sempre lo stesso, è lo Spirito che inonda la terra e fa germogliare frutti di redenzione.

Una medesima consacrazione a Cristo viene, dunque espressa in modi diversi, a vantaggio dell’annuncio e del servizio della Carità al mondo intero, che viene trasfigurato, perché in esso è posto il principio di una vita nuova, vita di unione intima con Dio, che anima ed eleva.

A noi, che siamo immersi in un contesto di accentuata secolarizzazione, Chiara insegna l’urgenza di vivere sposati con Cristo, lasciandoci affascinare dall’amore per Lui, per appartenergli totalmente. Ella è convinta che solo la pienezza di vita che è in Cristo – Egli vive in una comunione fatta di co-essere, in-essere, pro-essere – può colmare la solitudine del cuore umano. Mentre l’essere umano, uomo o donna, la placa mediante l’unione matrimoniale, formando un’unica carne in Cristo, la persona consacrata, nel convento o nel mondo, professando i voti religiosi, vive una mistica vocazione nuziale.

Amando il Figlio di Dio sopra ogni cosa, e consacrandosi a Lui, i credenti diventano immagine di una Chiesa sposa di Cristo, bella e pura. In quanto umanità nuova, sia che vivano nascosti o visibili agli occhi del mondo, sono luce di Cristo. Chiara, è scritto nella bolla della sua canonizzazione, più si nascondeva e rimaneva nell’ombra, più la sua vita era conosciuta, rivelata a tutti. La testimonianza dei santi non rimane occulta. È fonte di attrazione al bene. Essi trasformano la società più di ogni altro. Ne diventano i più grandi benefattori. Vogliamo, dunque, trasformare il mondo? Viviamo Cristo. Apparteniamogli. Questo è un primo insegnamento che ci offre la festa di santa Chiara.

Per Lei, come per tutti i santi, la separazione da Cristo sarebbe stata una vertigine di non senso. La lontananza da Lui sarebbe equivalsa a morte, notte oscura, corsa affannosa e vana. Chiara, per essere colma di felicità, trovava necessario vivere Cristo crocifisso, che contemplava continuamente, al pari di Francesco. Nella croce vedeva il segno di quello svuotamento totale che la portava a superare se stessa, ad amare come aveva amato Cristo sul Calvario, senza misure. Non tralasciava di identificarsi al suo amore e al suo sacrificio: soleva cingersi con un cilicio, per essere completamente rivestita di Lui, Dio sofferente per amore.

Ai nostri giovani, che si stanno preparando a vivere il Sinodo diocesano, dovremmo poter additare l’esempio di Chiara, sposa innamorata di Cristo, che ardeva dal desiderio di appartenergli, per vivere la gioia in pienezza. Abbiamo bisogno di fratelli e sorelle di fede capaci di suscitare nelle nuove generazioni la convinzione che senza Cristo il nostro cuore è vuoto, non contento. La felicità è espressione di un incontro autentico in cui ci si dona realmente a Lui. Non possiamo superare questo momento storico di progressiva scristianizzazione senza offrire ai giovani un accompagnamento spirituale che li aiuti a discernere la loro vocazione di persone destinate a compiersi in Cristo. Non basta aiutarli a scoprire chi sono. Occorre anche insegnare a loro per chi sono. Dobbiamo educarli ad essere professionisti della Trascendenza.

Soprattutto al principio della sua esperienza religiosa, Chiara ebbe in Francesco d’Assisi non solo un maestro di cui seguire gli insegnamenti, ma anche un amico fraterno. L’amicizia, la confidenza, il mutuo aiuto spirituale fra i santi costituisce un aspetto molto importante della vita cristiana, che non dobbiamo assolutamente dimenticare oggi, allorché le nuove generazioni si trovano particolarmente disorientate. Mancano ad essi i punti di riferimento, l’esperienza di un serio accompagnamento. Ebbene, dall’incontro tra persone che cercano sinceramente il Signore nascono stimoli fortissimi per percorrere insieme la via della perfezione. I nostri giovani cercano ancora nei sacerdoti, nei genitori, nei loro animatori guide sapienti ed amorevoli. Dobbiamo chiederci: ma le trovano davvero? Non sempre, purtroppo. Si riscontra in proposito, una stanchezza pastorale e una certa trascuratezza, che se continueranno ad esserci, allontaneranno sempre più le nuove generazioni dalle nostre comunità, dalle associazioni e dai movimenti. Ciò ci precluderà quella primavera che attendiamo con speranza. Non deludiamo, allora, i giovani che frequentano le nostre comunità, associazioni, organizzazioni e movimenti. Non lasciamoceli rubare. Care suore, cari presbiteri, genitori, insegnanti coltiviamo la missione di essere validi accompagnatori della loro crescita spirituale. Sappiamo parlare a loro di Dio non tanto impalcandoci a maestri, ma mostrandoci soprattutto come fratelli, sorelle, padri e madri nello Spirito. Se le nuove generazioni sperimenteranno di essere orfani di padri e di madri spirituali, difficilmente proveranno il coraggio di scalare la montagna che è Cristo.

In questa Eucaristia ringraziamo il Signore per averci dato santa Chiara, che fu preziosa ed efficace guida spirituale per tante donne del suo tempo, nobili e umili. RingraziamoLo anche per questa comunità di monache clarisse di santa Chiara. Domandiamo a loro la grazia di continuare a prestare la loro opera di accompagnamento ai gruppi di giovani che passano in questa comunità per incontrare il Signore e per ripartire come missionari nel mondo. Il Signore accolga la loro offerta e le ricompensi con il suo Amore.