Omelia per la Domenica delle Palme

25-03-2018

Cari fratelli e sorelle,

anche quest’anno riviviamo l’Amore che ci redime, ci trasfigura e ci invia. Ne facciamo memoria come persone e come comunità. Nonostante le nostre fragilità ed incostanze, nonostante i tradimenti, piccoli o grandi, abbiamo la certezza che l’Amore appassionato di Cristo è sempre a disposizione di ciascuno e del suo popolo per rigenerarli, per osare il futuro.

Abbiamo il compito non solo di conservare la Parola di Dio e l’esistente delle nostre pastorali. Dobbiamo pensare ad una nuova seminagione del Vangelo, alle nuove generazioni, perché diventino protagonisti, ossia costruttori di comunità ecclesiali che siano segni luminosi di una vita nuova; costruttori di una nuova società, più fraterna, giusta ed accogliente.

Il nostro amore a Gesù non deve essere ad intermittenza. Non possiamo essere rassegnati ed inattivi quando cresce l’invecchiamento, quando aumenta la separazione tra fede e vita, quando diminuisce il senso di appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, quando si rinuncia alla propria identità, quando le nostre famiglie sono aiutate solo con promesse, quando i giovani, troppo spesso, sono lasciati soli ad affrontare le sfide della vita.

Cristo che si appresta a vivere la sua Passione per vincere il male con il bene, il disinteresse con un dono incondizionato di se stesso, chiama a partecipare più attivamente ai compiti delle nostre comunità, a sviluppare le condizioni perché i giovani siano accompagnati con affetto e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel riconoscere ed accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza. I giovani chiedono agli adulti di stare loro vicini e di aiutarli nelle scelte importanti.

Cari fratelli e sorelle, come Dio ogni anno, anzi ogni momento, ci assicura il dono del suo Spirito d’amore, dall’alto della croce, così anche noi ogni anno, ogni momento, siamo chiamati ad offrire ai nostri giovani punti di riferimento certi, modelli di santità, come: san Pier Damiani, santa Umiltà, i venerabili Nilde Guerra, Vincenzo Cimatti, Daniele Badiali, perché li spronino ad incontrare Gesù, a percorrere la sua strada.

L’amore di Dio per noi si manifesta in sommo grado nella presenza e nella vicinanza di Gesù Cristo. I giovani ci chiedono vicinanza. E, allora, specie quest’anno in cui a settembre inizieremo a celebrare il Sinodo dei giovani, riviviamo l’amore fedele di Dio camminando con loro, sollecitandoli ad essere testimoni gioiosi di Cristo, capaci di discernimento rispetto al vuoto che spesso sperimentano, ringiovanendo così il volto stesso della Chiesa.

Come dobbiamo osare sentieri nuovi nella catechesi, nella pastorale familiare, nei mezzi di comunicazione sociale, nella società civile, specie mediante l’istituzione di reti per creare nuove opportunità di lavoro, per aver cura delle persone anziane ed ammalate, così rafforziamo la fiducia nei giovani, rendiamoli più responsabili, facendo loro assumere compiti nell’evangelizzazione, nelle opere caritative, nella creazione di luoghi di formazione, nell’animazione sociale. L’impegno nei confronti delle nuove generazioni diventi conferma dell’amore alla propria comunità, collaborazione nel garantire nel territorio della nostra Diocesi un futuro di fede e di servizio al prossimo.

La Pasqua è per tutta la comunità e le sue attività pastorali. La celebrazione di questa domenica delle palme sia l’occasione in cui ci riscegliamo come persone coerenti, persone non doppie, bensì sagge, capaci di comunione e di perdono. L’Eucaristia che ci apprestiamo a rivivere ci costruisca come Chiesa coraggiosa nel denunciare i mali odierni, senza nasconderli, ma soprattutto ci veda forti nella profezia del bene e della speranza, con i fatti. Non ci salverà la fiera delle parole, dei pettegolezzi, delle supposizioni, ma la certezza che in Gesù Cristo siamo chiamati ad un destino di comunione, di collaborazione, di operosità nel servizio di Dio e del prossimo. Gesù per annunciare il suo amore trasfigurante alla città di Gerusalemme mostra di avere bisogno di un asinello. Ha bisogno di me che sono piccolo. Ci possiamo spaventare. Ma per renderci coraggiosi, sicuri, affrettiamoci alla contemplazione del suo mistero di Passione. Dalla contemplazione dell’amore di Cristo ci deriverà tanta serenità e pace, ma anche tanta determinazione nel vivere la nostra fede senza nasconderla, per regalarla a tutti.