Intervento al Corso educatori e animatori

09-02-2018

Cari giovani, è una gioia poter partecipare a questo momento di preghiera e di riflessione che culmina con un mandato. Si tratta del mandato agli animatori del tempo estivo, ma non solo.

Il compito dell’animatore è importante non solo per se stessi, ma anche per la propria comunità ecclesiale. Non si limita solo all’accompagnamento dei più piccoli, dei ragazzi e delle ragazze, mentre partecipano ai momenti di gioco, svago e divertimento. L’animatore non solo organizza varie attività ma punta a creare un ambiente di vita, un insieme di azioni e di relazioni che liberano, responsabilizzano, in una parola educano, fanno cioè crescere i vari partecipanti secondo un’umanità piena, secondo la misura alta che si realizza nello stesso Gesù Cristo, il Nuovo Adamo.

L’animatore è tale se è anche educatore. Cosa vuol dire? L’animatore o l’animatrice è chi si prende cura dei ragazzi e dei giovani nella loro persona intera. E, pertanto, non solo dal punto di vista del tempo libero, delle attività sportive, bensì in quanto soggetti unici, dotati di altissima dignità, quella dei figli di Dio, e quali esseri che nel loro essere non sono divisi in scompartimenti stagno. La persona umana è un tutto. Le sue varie componenti o dimensioni costitutive sono sì distinte ma non separate. Per cui, i ragazzi che sono affidati agli animatori-educatori andranno considerati non tanto come semplici sportivi o giovani dediti alla cura del loro corpo, della loro salute fisica e del loro benessere umano.

L’animatore, che è anche simultaneamente educatore, si deve preoccupare di offrire un accompagnamento che conduce ad una crescita piena, integrale, concernente sia il corpo sia lo spirito, considerati come un sinolo, come dimensioni costitutive indisgiungibili, intrecciate. Chi desidera educare non si interessa di una parte sola della vita dei suoi ragazzi e giovani, ossia solo della corporeità, dei muscoli, delle abilità sportive, senza preoccuparsi della mente, dello spirito, della vita interiore. Agli animatori, ma anche agli psicologi, è ben noto il detto degli antichi: mens sana in corpore sano.

L’animatore-educatore, oltre che interessarsi alle nobili attività dello sport, dello svago, del divertimento, della formazione artistica e musicale o culturale, deve dedicarsi alla coltivazione dell’animo umano, alla formazione dei sentimenti e dell’affettività, dei comportamenti e degli stili di vita, ossia delle relazioni con se stessi, con gli altri, con Dio. Se a queste molteplici relazioni, che costituiscono la persona intera, non è prestata adeguata attenzione, la persona non cresce armonicamente. Se ad, esempio, non viene coltivata la relazione con Dio, ossia se si genera l’idea che si può essere indifferenti nei suoi confronti, si corre il grande rischio che non si tiene in debito conto della trascendenza dell’essere umano, amputandolo della sua apertura ad una vita divina.

I ragazzi, presenti nei campi estivi, vi faranno capire presto quanto hanno bisogno di attenzioni, di risposte, di scendere in profondità. di conoscersi connessi con se stessi, con gli altri e con Dio. L’educatore, in un contesto in cui prevale una cultura artificiale, che dà un’immagine distorta di sé, degli altri e di Dio, lontana dalla realtà concreta e storica, sarà impegnato ad aiutare i suoi ragazzi ad essere connessi anzitutto con la propria identità più intima. La cultura massmediatica tende a far sì che i giovani si modellino in termini prevalentemente individualistici ed utilitaristi, anziché in termini di apertura all’altro, di dono e di servizio agli altri. Ne consegue che altro compito fondamentale dell’animatore sarà quello di educare a crescere se stessi, nella libertà e responsabilità, in un «noi-di-persone», mediante il dialogo, la comunione, il dono disinteressato di sé, con un mutuo potenziamento d’essere. Chi vuol far vivere i propri ragazzi nella felicità, gioiosamente, dovrà abituarli a rispettare l’altro. Non solo, ma anche a prendersi cura dell’altro, a volere il suo bene. I ragazzi andranno anche aiutati ad essere connessi con Dio, mediante l’incontro con Gesù Cristo via al Padre, la preghiera, la comunione con Lui, il sacramento della Riconciliazione.

Don Bosco insegnava ai suoi salesiani e ai suoi collaboratori ad educare col cuore. Cosa vuol dire? Che l’educazione è una questione di cuore. Desideri educare? Ebbene, devi arrivare al cuore dei tuoi ragazzi e dei tuoi giovani, ossia alla parte più profonda della loro persona. E ci si arriva solo, come hanno anche insegnato i grandi filosofi personalisti del secolo scorso, amandoli. Detto altrimenti, se non sarai accogliente, fratello o sorella più grande, se non arriverai a far loro capire che essi sono al centro dei tuoi pensieri e delle tue sollecitudini, sarà difficile entrare nella loro affettività, essere loro confidenti, autorevoli, farsi valere ed essere convincenti.

L’educatore è una persona che sta vicino, in mezzo ai ragazzi e ai giovani, non come un guardiano o un controllore arcigno, bensì come una presenza familiare, benevola, che aiuta, incoraggia, e che con la sua empatia coinvolge nell’amore alle cose belle, vere e buone, alle persone soprattutto. L’animatore-educatore, dunque, mostra di essere tra i giovani non per se stesso, ma per loro, per il loro bene; non per sequestrarli o soggiogarli con la propria simpatia e il proprio affetto, ma per sostenerli nel loro sforzo di crescere come persone autonome, responsabili, dotate di senso critico e capacità di costruire relazioni.

Gli animatori-educatori debbono essere d’esempio mostrando con la vita quello in cui credono e sperano, e che lo fanno senza tornaconti. Come gli animatori, in particolare, potranno essere punti di riferimento luminosi? Vivendo quanto è stato suggerito dal brano di Vangelo di Gv 1, 35-38 che narra dell’incontro di due discepoli di Giovanni Battista con Gesù. A loro, che chiesero dove abitasse, Gesù rispose: «Venite e vedrete». Andarono, dunque, e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di Lui.

Cari animatori è nell’incontro con Gesù che si trova il segreto di un’educazione fatta col cuore. Solo coloro che sanno dimorare presso e con Gesù riusciranno a riempire il proprio cuore di quella passione d’amore per Dio e per il prossimo che sospingerà a darsi con tutto se stessi, sino alla consumazione. L’animatore-educatore non è chi si serve dei propri ragazzi per vivere felice. Piuttosto, diviene colmo di gioia quando li serve in maniera disinteressata e totale. È dalla frequentazione assidua di Gesù che l’animatore apprende a essere in mezzo ai suoi giovani «come colui che serve» (cf Lc 22, 24-27).