Madonna delle Grazie

Angelo Card. Amato, SDB

1. Il mese di maggio è connotato da una fervida devozione mariana. In questo mese delle rose la Chiesa onora la madre del Signore con splendide celebrazioni liturgiche e con gesti affettuosi di pietà popolare, come, ad esempio, le novene, le processioni, la pratica dei fioretti. Per il popolo cristiano, infatti, Maria è il grande segno, dal volto materno e misericordioso, della presenza di Dio in mezzo a noi.Per questo la devozione mariana – affermava San Paolo VI – è un elemento qualificante e intrinseco della genuina pietà della Chiesa e del culto cristiano.2 Il popolo credente, infatti, considera la Chiesa come la famiglia, che ha per madre la Madre di Dio.3

Nella sua visita a Faenza il 10 maggio 1986, San Giovanni Paolo II parlava della grande devozione dei faentini alla Beata Vergine, con il titolo di Madonna delle Grazie. Egli accenna anche ai piccoli segni della vostra filiale devozione mariana: «Le porte stesse delle vostre case sono spesso segnate dalla presenza dell’immagine della Vergine, la quale si presenta di frequente nelle forme gentili e delicate di quell’arte della ceramica, che ha reso la vostra Città famosa in tutto il mondo».

2. È ancora vivo in diocesi il ricordo della solenne celebrazione, nell’anno 2012, VI Centenario del culto alla B.V.delle Grazie. La diocesi di Faenza, letteralmente costellata da santuari, chiese e cappelle mariane, si è mobilitata per rendere festosa la ricorrenza, ringraziando la Beata Vergine delle grazie, spesso sconosciute, sparse con generosità nei cuori dei fedeli, nelle famiglie, nei bisognosi, nei sofferenti e nella stessa società umana, mantenendola nella fraternità e nella pace.

La pietà mariana appartiene all’identità del popolo faentino. La scrittrice Luisa Donati Renzi ha dedicato un prezioso volume alla Madonna, intitolato: La Beata Vergine delle Grazie di Faenza. Sei secoli di protezione e di devozione. Ella introduce il suo scritto con un gentile ricordo infantile: «Ho imparato dalla mia mamma che, tenendomi in braccio, mi invitava a “buttare un bacio alla Madonnina” e dai miei nonni che ogni sera pregavano in famiglia con il Rosario ad amare Maria».4

3. Rileggiamo ora un brano di cronaca antica, redatta prima del 1531 da un frate domenicano, che narra l’origine della devozione dei faentini alla Madonna delle Grazie. Egli scrive: «È l’anno 1412: l’Italia, la Romagna e Faenza sono colpite dalla peste. La desolazione regna ovunque; le chiese sono affollate, mentre i sacerdoti e i religiosi invitano alla preghiera. I domenicani di S. Andrea in Vineis raccomandano non solo opere di espiazione, ma anche preghiere insistenti alla Madre di Dio, rifugio dei peccatori. Un giorno una signora di nome Giovanna si presenta al Padre superiore Fra Michele e racconta di aver visto la Vergine Santissima che, mostrandole in ogni mano tre frecce spezzate, le ha detto: come queste frecce, sarà spezzata la collera divina se il Vescovo indirà un digiuno universale e per tre giorni una processione di penitenza. Il frate la crede un’esaltata, ma alla sua insistenza la conduce dal Vescovo, il quale le crede e impone il digiuno e le tre processioni. Passati i tre giorni, secondo le promesse della Vergine, la peste cessa e in segno di riconoscenza è fatta dipingere l’immagine della Madonna come si era mostrata alla pia persona, cioè ritta in piedi, con le braccia aperte a forma di croce e le frecce spezzate nella mani».5

Fin qui la narrazione dell’apparizione mariana. Ad essa fece subito seguito una serie di miracoli, segni concreti della protezione di Maria. Il primo narra di un lupo affamato, che rapisce un bambino nella culla, lasciato per un momento incustodito dalla mamma. Ma il lupo, invece di far del male al piccolo, improvvisamente torna indietro e deposita delicatamente il piccolo tra le braccia della madre, che aveva invocato l’aiuto della Madonna. Il secondo racconta del salvataggio di una bambina che cade da un ponte e rimane miracolosamente illesa per l’intercessione di Maria, che le era apparsa. Ancora, un faentino accusato e imprigionato ingiustamente, chiede alla Beata Vergine la grazia che venga riconosciuta la sua innocenza, e così avviene. Il quarto evento prodigioso riguarda una donna, che in pericolo di vita per un parto difficile, fu salvata per l’intercessione di Maria.

Non sono che pochi esempi delle numerose grazie elargite da Maria’ ai faentini. Tenendo conto di questa potente intercessione mariana, il nostro sommo Poeta, in due canti del Paradiso, pone per ben due volte (canto XXXI v. 100-101; canto XXXII v. 13-15) sulla bocca di San Bernardo una preghiera a Maria come datrice di grazia. Cito solo quella più conosciuta: «Donna, sei tanto grande e tanto vali / che quel vuol grazia e a te non ricorre / sua disianza vuol volar senz’ali». Come i santi, anche Maria, la madre dei santi, ha il privilegio da parte di Dio di dispensare grazie e favori spirituali e temporali a quanti ricorrono a lei.

4. Siamo ancora nel tempo pasquale, periodo che ci fa contemplare con gioia il trionfo di Gesù risorto, e cioè la vittoria della vita sulla morte, della grazia sul peccato, della misericordia divina sulla miseria umana.

La solennità della Beata Vergine delle Grazie si inserisce bene in questo quadro di gioia pasquale. Ella, infatti, è la figlia prediletta del «Padre delle misericordie» (cf. LG n. 56); è madre del Figlio, misericordia divina incarnata; è tempio dello Spirito Santo, misericordia e carità divina fatta persona. Maria è la «piena di grazia» (cf. Lc 1,28). In lei il Padre ha riversato la pienezza della sua misericordia, in vista della sua maternità messianica.

Per questo la Chiesa si appella con fiducia alla protezione misericordiosa di Maria, come testimonia l’invocazione della Chiesa antica (sec. III): «Sotto la tua misericordia, ci rifugiamo».6

In una omelia del secolo X, un teologo orientale, così parla di Maria: «So che la Madre del Misericordioso non può essere senza misericordia. Lo provano, mentre ancor era in vita, il suo amore per i poveri, l’ospitalità, le intercessioni, le guarigioni dell’anima e del corpo per chi ne aveva bisogno; ora che è stata assunta, lo provano i miracoli pubblici e privati, in ogni luogo, di ogni tipo, superiori ad ogni parola, più numerosi della sabbia; e ancor lo provano, perché beni superiori e più sublimi, le conversioni e le continue riconciliazioni dei peccatori, il cammino e la custodia dei giusti, e per dire tutto in una sola parola, la salvezza e la divinizzazione, sia comune che personale, della razza che le è imparentata».7

Maria – afferma S. Alfonso – è la madre «tutta occhi, al fine di sovvenire noi miseri su questa terra».8

Come si vede, il titolo Madonna delle Grazie ha un profondo significato. Dice che Maria, la piena di grazia, è l’interceditrice potente presso il Figlio Gesù a favore dei suoi figli. È quindi distributrice insuperabile delle grazie e dei favori divini. San Bernardo afferma con audacia: «Dio ha voluto che noi non ricevessimo nulla senza che sia passato dalle mani di Maria».9

Ricorriamo allora con fiducia alla nostra Madre celeste, pregandola di rivolgere sempre a noi i suoi occhi misericordiosi.

Oggi, festa della mamma, affidiamo alla protezione della Madonna del grazie tutte le mamme del mondo, protagoniste benedette del futuro della società e della Chiesa.

Ripetiamo insieme: «Madonna delle grazie, prega per noi».


1 Omelia tenuta a Faenza il 12 maggio 2019
2 Marialis cultus, Introd. 56.
3 Puebla, n. 285
4 LUISA DONATI RENZI, La Beata Vergine delle Grazie di Faenza. Sei secoli di protezione e di devozione, Tipografia Faentina Edititrice 2012, p. 11
5 PATRIZIA CAPITANIO, Maria protettrice della nostra gente, Carta Bianca Editore, Faenza 2012, p.
6 Cf. FEUILLEN MERCENIER, L’Antienne Mariale grecque la plus ancienne, in “Le muséon” 52 (1939) p. 229-233.
7 TMPM II p. 966.
8 Le glorie di Maria, p.I cap. I, Valsele Tip., Materdomini 1987, p. 221.
9 BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermo in Nativitate, B.M.V, 4-7 e 18.