Omelia per la solennità del Corpus Domini

15-06-2017

Cari fratelli e sorelle, nella prima Lettura, tratta dal libro del Deuteronomio (cf Dt 8,2-3. 14b-16a), ci è stato detto che Dio ha fatto uscire dalla schiavitù il popolo di Israele nutrendolo con un cibo speciale, la manna. Ha donato un tale cibo, per fargli capire che l’uomo non vive soltanto di pane materiale, ma di quanto esce dalla bocca del Signore. Israele viene salvato con un nutrimento che gli consente di attraversare, con determinazione e coraggio, un «deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni», di arsura. Anche noi dobbiamo capire che per superare gli odierni deserti spirituali e culturali – si pensi al materialismo consumistico e tecnocratico, a visioni biologistiche ed indifferenziate dell’uomo, al culto del successo e del potere, alla illegalità e alla corruzione dilaganti -, luoghi di desolazione che ci allontanano da Dio Padre, ci rendono schiavi di idolatrie, e ci spogliano della nostra dignità, abbiamo bisogno di un nutrimento speciale. Come abbiamo sentito leggere dal Vangelo di Giovanni, Gesù stesso ci dice di quale nutrimento abbiamo bisogno. Non solo. Egli, inoltre, si identifica con tale cibo. Si tratta di un «pane vivo, disceso dal cielo», che consente di vivere in eterno, di essere risuscitati l’ultimo giorno, di rimanere in Lui, di vivere per Lui (cf Gv 6,51-58).

La festa del Corpus Domini è invito a prendere e a mangiare, a prendere e a bere Gesù Cristo che si fa pane vivo, corpo donato e sangue versato per noi. La sua esistenza, la sua vita devono diventare mie, nostre. Cristo deve diventare mio pane vivo, mia bevanda. Mangiare e bere la vita di Cristo, ecco il nostro compito: per essere sostenuti nelle sfide della vita, negli impegni assunti, nel dono di noi stessi, nel servizio dei più poveri, nel dare vita al mondo. Gesù Cristo deve diventare vita mia. Egli lo diventa quando faccio comunione con Lui, lo poniamo al centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti, dei nostri desideri. Solo così può esserci in me la sua vita, il suo coraggio, la sua capacità di dono e di servizio. Solo se rimango in Lui, se Lui vive in me e io in Lui, Lui mi assorbe e diventiamo come Lui, formiamo un’unità con Lui e tra di noi. La vita di Cristo ci nutre e ci disseta veramente, nel profondo del nostro essere.

A breve Lo porteremo per le strade della nostra città. Vedremo Lui sotto le specie del pane. Ma noi dobbiamo vedere e pensare a Lui come Colui che ci alimenta e dà forza di dono ai nostri malati, al prenderci cura di loro, agli sposi che si amano reciprocamente, alle famiglie, ai giovani in cerca di Lui.

Questa sera desidero fermarmi su questo aspetto, proprio in coincidenza con la fase preparatoria del Sinodo dei giovani. Essa ci vede tutti coinvolti nell’accompagnare le nuove generazioni ad incontrare Gesù Cristo, per donarsi a Lui, per poterlo donare agli altri, per giungere ad assumere più pienamente e decisamente le responsabilità di essere costruttori dell’edificio spirituale che è la Chiesa e della società come luogo della civiltà dell’amore.

È da più mesi che si parla di Sinodo dei vescovi sui giovani, proprio della Chiesa universale, e di Sinodo diocesano dei giovani, con i giovani, per i giovani, proprio della Chiesa che è in Faenza-Modigliana. Domando: i vostri parroci, i responsabili delle varie aggregazioni vi hanno presentato e spiegato il Decreto di indizione? Come consigli pastorali parrocchiali, come vicariati ed unità pastorali, vi siete almeno interrogati su che cosa è un Sinodo? Vi siete chiesti che cosa comporti al lato pratico per le vostre comunità e per le vostre aggregazioni? Se i vostri parroci e i vostri responsabili non vi hanno ancora sensibilizzati tirateli per la giacca – consentitemi l’espressione – e sollecitateli a spiegarvi, magari con l’aiuto dei responsabili della pastorale vocazionale e giovanile, e di qualche giovane della già costituita Consulta dei giovani, che cosa bisognerebbe incominciare a fare. Che non capiti che parrocchie, comunità religiose e monasteri, associazioni e movimenti, gruppi giovanili restino fuori dal camminare insieme che è il Sinodo. Già è stato predisposto dal vescovo un vademecum intitolato Chiamati alla Gioia per la fase preparatoria. Esso servirà a tutti per capire gli obiettivi, il metodo di lavoro, di approccio dei giovani, del loro protagonismo; per conoscere i principali eventi di preparazione e di coinvolgimento dei diversi soggetti ecclesiali. A fine settimana il vescovo, che distribuirà il sussidio ad inizio del nuovo anno pastorale, lo presenterà ai diaconi riuniti per il loro incontro formativo di Fognano.

L’invito che vi rivolgo questa sera è, allora, molto semplice. Tutte le componenti ecclesiali non rimangano estranee dal camminare insieme ai nostri giovani. Informiamoci, informiamo. Sollecitiamo i nostri parroci e i responsabili della catechesi e delle associazioni a riflettere su un impegno che dovrà diventare sempre più intenso e partecipato. La presenza di Cristo in mezzo al suo popolo, come carne da mangiare e come sangue versato da bere, ci sostenga nella comunione con Lui e tra di noi, nella missione che attende tutti.