Il vescovo Mario ringrazia i volontari che hanno riposto la croce sul Beccugiano

La croce, costruita dal falegname artigiano Agostino Sartoni di Sant’Adriano, innalzata sulla vetta di Monte Beccugiano a ricordo del Giubileo del 2000, è stata rialzata. Abbattuta da persone vili e sprezzanti del bene, torna a risplendere grazie ai membri dell’Associazione Volontari per la Valle Acerreta e ai volontari della Parrocchia di Lutirano.

Come vescovo di Faenza-Modigliana, desidero esprimervi la mia personale riconoscenza, unita a quella di tutta la comunità diocesana, per questo nobile gesto che vi siete sentiti di compiere. Un gesto di rinnovata fede, di tenacia, di volontà di rinascita, anche per chi nel cuore porta odio cieco e insensato contro Chi è Amore puro.L’avete voluto a nome di tutta la collettività, con slancio generoso e con fiducioso ottimismo. Ci sollecitate a ripartire da Cristo, dall’amore crocifisso. Solo un tale amore genera vita nuova.

La croce, posta su un monte è un simbolo importante, che parla a tutti, credenti e non credenti. È invito silenzioso ad alzare lo sguardo e a sentirci accolti in un abbraccio divino, che avvolge l’umanità e tutto il creato. Essa è condivisione dell’Uomo dei dolori con tutti i crocifissi della storia dell’uomo. Il crocifisso ripristinato rappresenta l’albero della Solidarietà di Dio nei nostri confronti, quando cadiamo, quando moriamo. È l’albero della Vita e della Gioia gloriosa.

Chi abita nelle nostre colline è abituato, fin da bambino, ad alzare lo sguardo verso il cielo, seguendo i profili delle “sue” montagne e dei “suoi” boschi. La croce in cima a un monte a volte ci ricorda che, proprio in quel luogo, un uomo è morto a causa dell’odio. La croce è onore e memoria del sacrificio dei nostri fratelli, del Fratello per eccellenza: l’Uomo-Dio. Le due braccia allargate sono segno di dono a tutti, di consolazione. Sono promessa di risurrezione e  di pace.

Le croci dei nostri monti ci abbracciano. Col loro silenzio ci invitano a scendere in noi stessi. Nella loro immobilità ci richiamano a restare saldi, ad essere forti, a risollevarci e a rialzarci ancora.

Quando i simboli della vita scompaiono, un pezzo di cuore in noi si stacca e ci lascia stupìti, spiazzati, quasi estranei a casa nostra.

La croce di Beccugiano, ha chiesto allora ad ognuno di noi, ad ogni uomo che l’ha vista e la portava nel cuore di essere rialzata, a memoria del millennio in cui è stata collocata, a ricordo delle nostre vite, chiamate ancora a uno sguardo di speranza rinnovata sul mondo.

Possa questa croce continuare a ricordarci il sacrificio redentore di Cristo, a diffondere grazia, benedizione e pace a tutti i residenti, ai visitatori abituali o occasionali delle nostre colline, sulle quali l’orizzonte di Dio si interseca con quello umano.

 

                                                                          + Mario Toso

                                                            Vescovo di Faenza-Modigliana