Ecologia integrale e famiglia rurale: l’intervista al vescovo Mario di Radio Mater

Intervista del vescovo Toso a Radio Mater. Il libro Ecologia integrale e il tema della famiglia rurale

 Eccellenza, il suo testo ha due fuochi: perché l’aggettivo è così importante? E il Coronavirus, cosa “svela” del messaggio della Ludato si’?

L’aggettivo integrale che qualifica la parola ecologia è decisivo in quanto sta ad indicare che la questione ecologica può essere risolta se la si considera nel suo doppio versante: quello dell’ecologia umana e quello dell’ecologia ambientale. Per salvaguardare la natura non è sufficiente intervenire con incentivi o disincentivi economici e nemmeno basta un’istruzione adeguata. Come ha ben evidenziato Benedetto XVI nella Caritas in veritate, è una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale, quando l’educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile.

Venendo all’altra domanda, relativamente al tempo che viviamo: il coronavirus cosa svela del messaggio della Laudato sì? Per affrontare in maniera incisiva la questione ecologica occorre non demordere, non rallentare il passo nel tempo della pandemia. La pandemia, piuttosto, ci sollecita a pensare, a progettare, ad agire per preparare il dopo, il futuro, un nuovo inizio, in cui dare piena attuazione della Laudato sì.

 Tra i diversi capitoli del suo libro, lei inserisce pure la famiglia. Un tema che, oggi, pare circoscritto però più alla sfera individuale. Dov’è il rilievo sociale? E dove i valori promossi dalla enciclica?

Anche il tema della famiglia fa parte della DSC. Essa ha una valenza pubblica, in quanto istituzione sostanziata non solo da relazioni affettive, ma da un insieme di relazioni stabili che permettono la cura reciproca dei coniugi, la generazione dei figli e anche la loro educazione. Lo stato di salute della famiglia comporta conseguenze per l’ambiente e la qualità della vita. Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi ed urbani (cf LS 141). A motivo del suo essere comunionale e comunitario, del suo essere un noi, con e per, a motivo del suo fondamento che è l’amore, essa è dotata di un’innata soggettività generatrice a tutto tondo.

Spesso, si attribuiscono alla famiglia le cause di tutte le debolezze. Ma, forse, per ripartire, la famiglia è proprio il bandolo della matassa. O, per usare una sua espressione, “un nodo di rigenerazione”.

Oggi nei confronti della famiglia sta prevalendo uno sguardo piuttosto negativo. Viene considerata anzitutto come problema. È, quindi, valutata principalmente come destinataria passiva di prestazioni, perché carente di risorse relazionali ed economiche. Per fortuna sta crescendo una valutazione più positiva, la famiglia viene considerata una risorsa sia nell’affrontare i problemi che la riguardano, sia come asse portante delle stesse politiche familiari e sociali. La famiglia ha forti potenzialità nel modificare o trasformare i modelli di consumo non rispettosi dell’ambiente e dei più poveri. È spesso un potente ammortizzatore sociale perché raccogliendo e smistando i redditi dei propri membri, concorre ad una distribuzione più equa della ricchezza. È il più grande riduttore di costi e di disagio sociale operante nel mondo, il soggetto più efficiente nella produzione di Welfare. Già Giovanni Paolo II ha sottolineato, per stare al nostro tema principale, che la famiglia è prima e fondamentale struttura a favore dell’ecologia umana e della salvaguardia dell’ambiente (cf CA 39).

Lei, tra l’altro, introduce una categoria di esemplarità e un campo di evangelizzazione, che raramente si trova nel dibattito ordinario: la famiglia rurale. Quali buone prassi/valori possiamo attingere da questo mondo e mettere a fattore comune?

Proprio perché la questione ecologica sta mettendo in luce la decisività dell’ambiente rurale e del relativo lavoro agricolo non si può trascurare la missione della famiglia rurale in vista della salvaguardia  del creato.

Per la sussistenza e la qualità della nostra esistenza è indispensabile un corretto e sufficiente apporto in cibo. È un dato di fatto che l’umanità ne ha oggi un bisogno crescente. Nello stesso tempo è prigioniera di un paradosso che stupisce. Per sé vi è cibo per tutti e, tuttavia, non tutti possono accedervi. Spesso il cibo viene sprecato o viene destinato ad altri scopi che non sono alimentari. Per uscire da questa tragica situazione, occorre promuovere istituzioni e programmi sociali rispetto ai quali la famiglia rurale, singola o associata, ha un’importante missione da svolgere. L’ethos moraledella famiglia rurale, lo stile di vita sacrificato sono imprescindibili per imparare una felice sobrietà, il senso dell’attesa dei frutti, un’etica adeguata circa il rapporto etica e cibo, la passione per la terra in cui è contemplata l’impronta di Dio.

Ma cosa c’entra Gesù con tutto questo discorso? O, affino la domanda: quale fondamento/discernimento teologico?

Gesù Risorto in tutto il discorso fatto è inserito perché non abbandona il mondo, bensì continua a lavorare in esso. Il dipinto del Beato Angelico che ritrae il Risorto presente nel giardino della tomba in cui era sepolto, con in spalla una zappa, dice efficacemente che Egli non è scomparso dalla storia, ma è impegnato in essa per realizzare una nuova creazione. Tutti coloro che per il battesimo sono innestati in Cristo, come anche le famiglie, sono chiamati a partecipare alla grande opera ricapitolatrice di Gesù Cristo.